Accesso al credito, nel 2018 banche più lente Intervista a Rudy Bortoluzzi, direttore del confidi "Canova" della CNA

«Dal nostro osservatorio provinciale riscontriamo che è tutt’ora in atto una contrazione del credito, soprattutto per le micro imprese, in particolare per le ditte individuali e per le società di persone poco patrimonializzate. L’ulteriore novità, non positiva, è un allungamento dei tempi nella concessione degli affidamenti».

 

Rudy Bortoluzzi, direttore del confidi di CNA “Canova”, fa il punto sullo stato dell’accesso al credito per le imprese della provincia di Treviso nel corso del 2018. La situazione è migliorata rispetto ai tempi più bui della crisi economica, ma non per tutte le categorie di imprese. E, soprattutto, le banche hanno sensibilmente rallentato le tempistiche nel rilascio delle pratiche di credito.

«È proprio così: fino all’anno scorso gli istituti di credito erano relativamente più veloci sia nella gestione dei rinnovi sia nella rilascio di nuovi affidamenti – rileva il direttore del “Canova” – nel corso del nuovo anno abbiamo riscontrato che a volte passano anche oltre due mesi per il perfezionamento di una pratica di affidamento. È una tempistica certamente non consona, che non aiuta chi si trova a competere tutti i giorni in un mercato sempre più concorrenziale e veloce».

Come mai questo allungamento dei tempi?

«Le evoluzioni societarie intercorse in quest’ultimo anno nel mondo bancario (in particolare l’incorporazione delle ex due banche venete e di Cassa di Risparmio del Veneto nel gruppo Intesa Sanpaolo, l’integrazione di FriulAdria nel gruppo Crèdit Agricole, la riforma che sta riguardando il mondo del credito cooperativo hanno avuto delle implicazioni nelle politiche adottate per la concessione degli affidamenti, determinate anche dall’integrazione di nuovi programmi informatici, e questo ha contribuito sicuramente all’allungamento dei tempi per l’erogazione del credito.

Per superare queste difficoltà, come Associazione, mettiamo a disposizione delle imprese assistenza e consulenza finanziaria e lo strumento del confidi che, rischiando direttamente con il 50% del suo patrimonio (ed eventualmente accedendo alle garanzie all’80% dei Fondi dell’Antiusura), trasferisce alle banche un’informazione importante sull’affidabilità o meno di un’impresa. Ma le banche devono fare la loro parte, tornando ad erogare credito».

Cosa non sta funzionando nel rapporto banca-impresa in questo momento? Quali soluzioni?

«Gli istituti di credito dovrebbero rafforzare la relazione con il cliente. Si è tutto molto tecnicizzato e spersonalizzato, ma l’impresa non è solo bilanci e dichiarazioni dei redditi, l’impresa è sogno e anima, l’impresa è la qualità delle persone, il loro desiderio e la capacità di fare…  Attualmente le valutazioni adottate dalle banche non tengono conto del fattore professionale che c’è dietro ogni impresa; si basano quasi esclusivamente su valutazioni tecnico-quantitative, che per le piccole imprese spesso non sono disponibili, ed esprimono un giudizio sul merito creditizio in base ad un algoritmo informatico che attribuisce un rating all’impresa. Il meccanismo in buona sostanza è: inserisco i dati di bilancio in un programma e, se esce il semaforo verde, la pratica va avanti; se esce il bollino giallo o rosso l’iter si blocca.

Ma non può certo continuare a funzionare solo così. La valutazione del merito creditizio di un’impresa deve essere fatta anche sulla base di dati qualitativi. In questo, il ruolo dei confidi rimane fondamentale per il passaggio di informazioni sull’impresa all’istituto di credito».

Cosa possono fare le imprese in questa fase per risultate più affidabili agli occhi delle banche?

«Approfittare delle opportunità di finanziamento agevolato e degli incentivi e fiscali per lo sviluppo 4.0 delle imprese e di tutte le altre opportunità riservate al settore artigiano – penso ad esempio al nostro Ente bilaterale, l’Ebav, ed al fondo intercategoriale Fondoartigianato – per investire sulle risorse umane ed aumentare la loro produttività. Oggi non basta solo comprare nuovi macchinari, serve fare investimenti in formazione del personale e dei titolari stessi, nel marketing e nella comunicazione, nella ricerca di nuovi mercati, nell’innovazione di processo e di prodotto. Questo è il modo migliore per garantirsi il futuro della propria attività, ed essere di conseguenza considerati più affidabili da chi presta denaro».

Francesca Nicastro


 

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