Sciagurata per le imprese e i territori la scelta della Regione di non finanziare i fondi rischio dei confidi

Tutti gli indicatori congiunturali peggiorano nel terzo trimestre 2011, riallinenandosi con quelli del primo trimestre 2009, il culmine (finora) della più grave recessione del secondo dopoguerra. È quanto emerge dal Barometro CNA, che ogni tre mesi misura l’andamento dell’economia registrando le prestazioni delle aziende associate.

I dati sono sconfortanti: in calo fatturati, produzione, ordinativi e redditività. Il peggioramento delle condizioni congiunturali è più forte nel legno-arredo, nelle costruzioni, nei trasporti, mentre si presenta stazionario nei servizi e nell’alimentare. Si aggravano anche le prospettive per l’occupazione, con una forte riduzione delle ore lavorate.

Il permanere delle incertezze costringe le imprese a “navigare a vista” e a fare pochi investimenti.

Forte preoccupazione viene manifestata dagli artigiani per l’aumento del differenziale tra titoli di stato italiani e quelli della Germania perché fa costare di più il finanziamento dello Stato e quello delle imprese. L’augurio è che la politica non ragioni più per scopi elettorali e che pensi rapidamente a dare risposte ai bisogni del Paese.

Rimane il credito la fonte di preoccupazione maggiore per le imprese, che segnalano un peggioramento nelle condizioni di accesso ai finanziamenti che si sta riportando sui livelli registrati nel primo trimestre 2009.

«L’impegno delle banche in operazioni di ricapitalizzazione sta portando un’ulteriore restrizione creditizia che accentua la caduta dell’attività produttiva delle imprese le quali, per far fronte ai vincoli di liquidità, si trovano necessariamente ad adottare politiche di riduzione delle scorte di magazzino – spiega Giuliano Rosolen, direttore della CNA provinciale -. La riduzione della disponibilità del credito riguarda sia la componente a breve termine sia quella a medio-lungo termine».

Se è la situazione economico-finanziaria generale dovuta anche alla forte perdita di credibilità del Paese sui mercati a determinare la nuova stretta creditizia, anche la Regione, secondo Rosolen, ci sta mettendo del suo per non facilitare l’accesso al credito delle PMI.

«La Regione Veneto ha dato una mazzata all’accesso al credito azzerando i finanziamenti ai fondi rischi dei confidi e svuotando tutte le leggi che finanziavano le imprese – denuncia il direttore della CNA provinciale di Treviso -. Così facendo si rischia di distruggere gli strumenti finanziari che gli imprenditori si erano costruiti a livello territoriale, i confidi appunto, che hanno contribuito in modo rilevante a favorire l’accesso al credito e a creare ricchezza nel nostro territorio. La soluzione non sta nel distruggere gli strumenti territoriali per concentrare l’uso delle risorse a livello regionale. Invitiamo pertanto la Regione Veneto, invece che a privilegiare il rapporto tra Veneto Sviluppo e le banche, a privilegiare il rapporto con i confidi, rifinanziando i loro fondi rischio».

La CNA contesta anche la decisione della Regione di non finanziare più la LR 48/93 che restituiva alle imprese artigiane una parte del capitale investito. La richiesta della CNA rimane quella di dirottare almeno 10 milioni di euro dal plafond di Veneto Sviluppo al rifinanziamento della LR 48/93, oltre che del fondo di rotazione per l’imprenditoria femminile, non più operativo dal 1° novembre.


 

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