Zappia (Fenster Group): "Vi racconto la mia odissea con le banche"

«È solo grazie al confidi che siamo riusciti a “fare azienda”, non certo alle banche». Lo afferma Massimo Zappia, amministratore delegato della Fenster Group srl di Conegliano, che produce e commercializza serramenti in legno componibili e smontabili. Zappia era responsabile commerciale della Rosada Window System, storica azienda di San Fior che ha chiuso i battenti nei primi mesi del 2010 per un drammatico crollo degli ordinativi a causa della crisi dell’edilizia e per problemi di esposizione finanziaria.

A febbraio dello stesso anno Zappia, con alcuni ex lavoratori della Rosada, si era messo in proprio per non lasciare che andassero dispersi il know how di quella che ormai considerava la “sua” azienda e il prodotto innovativo in cui credeva, i serramenti smontabili e componibili, appunto.

Ma la Fenster Group, che dalla Rosada aveva ereditato un pacchetto clienti di tutto rispetto, si è scontrata subito con la dura realtà del credit cruch, la micidiale stretta creditizia che si è abbattuta sul mondo produttivo lasciandolo senza ossigeno.

«I primi 100 mila euro la banca me li ha prestati solo perché ne avevo altrettanti, di patrimonio mio personale, messi a garanzia – racconta Zappia – ed è una cosa assurda perché è come se io producessi serramenti per chi i serramenti li ha già».

Quando però, a settembre 2010, si ripresenta in banca per avere 50 mila euro di saldo buon fine (anticipo di pagamenti di fatture già emesse per commesse realizzate), l’istituto di credito glieli nega. Riesce a ottenerli solo grazie all’intervento del confidi della CNA “Canova” che copre il finanziamento al 50%.

«Io sono ancora convinto di avere la potenzialità di costruire una bella azienda e di farla crescere perché abbiamo un prodotto innovativo che non ha nessuno in Europa, i serramenti componibili con pezzi sostituibili e riparabili e la possibilità di essere montati in loco (vantaggio che permette oltretutto un abbattimento eccezionale dei costi di trasporto) – continua l’imprenditore -. Ma mi sto scontrando con un sistema creditizio e burocratico che non aiuta, anzi frena, chi fa impresa. Anche se nei primi due anni di attività abbiamo sempre chiuso i bilanci in utile, in banca ci hanno sempre detto di “no” perché siamo una start-up in un settore in crisi come il legno-arredo. In questo modo, però, si uccide la voglia di fare impresa e la possibilità di creare posti di lavoro. È un’indifferenza verso gli imprenditori che continua a mietere vittime».

E la storia non finisce qua. Nel maggio 2011 Zappia vorrebbe comprare dei macchinari per poter incrementare le lavorazioni in proprio e non dover far ricorso a terzisti. Va in banca e chiede 100 mila euro per un mutuo a 60 mesi, offrendo 50 mila euro di titoli personali a garanzia, e in più appoggiandosi sempre al confidi della CNA. Il quale approva la pratica ma la banca non risponde. La risposta, un diniego, arriva a fine novembre 2011, sei mesi dopo.

Ad aprile 2012, la Fester Group incassa l’ultimo diniego per un finanziamento da 50 mila euro. La banca non accetta nemmeno più la garanzia al 50% del confidi e la CNA deve attivare il fondo antiusura, in cui la banca, in caso di insolvenza, rischia solo il 10%, cioè 5 mila euro, mentre il resto della somma è coperta dal fondo antiusura e dal patrimonio del confidi.

«Quando leggo un assessore regionale attaccare i consorzi fidi delle associazioni di categoria – commenta Giuliano Rosolen, direttore della CNA provinciale di Treviso – capisco che non ha idea del servizio che questi organismi stanno facendo alle imprese, specie le micro e le piccole, e all’economia della regione e del Paese. È evidente che le banche hanno smesso da tempo di fare il loro mestiere, cioè dare credito alle imprese. Ed è altrettanto evidente che le soluzioni abbozzate dalla Regione, come le misure anti-crisi, non sono tarate sui bisogni della piccola e media impresa né sono in grado di rispondere a quello che è il bisogno principale delle aziende oggi: la liquidità. Quando la CNA chiede alla Regione di finanziare i fondi rischi dei confidi e i fondi antiusura, dunque, non vaneggia ma sa bene cosa chiede e perché lo chiede. La risposta che abbiamo avuto è stata un attacco feroce, a mezzo stampa, ai confidi da parte di un rappresentante delle istituzioni da cui ci aspetteremmo invece sostegno».

Una impresa come la Fenster Group srl, dunque, che avrebbe delle potenzialità di sviluppo oggi sta in piedi a malapena grazie alle garanzie che offrono i confidi. Le banche hanno già deciso che su questo progetto imprenditoriale non hanno nessuna intenzione di scommettere.

«Certo, anche gli istituti di credito sono delle aziende che devono avere i conti in ordine e possibilmente fare utili – conclude il direttore della CNA –, ma la chiusura dei rubinetti del credito sta danneggiando in modo irreparabile il sistema produttivo locale. Ogni volta che muore un’azienda è un lutto per tutta la comunità perché spariscono competenze e valori costruiti in decenni che poi è quasi impossibile recuperare. Purtroppo, nel nostro Paese, le imprese non sono mai state considerate, né dalle istituzioni né dalla comunità, un bene sociale, un patrimonio collettivo».

La Fenster ha voluto ringraziare pubblicamente il cda della Canova con una lettera, in allegato qui sotto.

lettera_Fenster_Group.pdf (577 download)

 


 

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