Appello alla politica e alle istituzioni. Il 150° sia occasione di rilancio economico e civile

La ricorrenza del 150° deve diventare occasione di riflessione autentica e di dibattito schietto sulla nostra storia unitaria e sugli obiettivi futuri che vogliamo darci come nazione in uno scenario globale che premia chi è capace di stare insieme, non chi si frammenta. Auspichiamo che tale irrepetibile opportunità venga raccolta con responsabilità e convinzione dalle istituzioni, dalla politica e dalla società veneta.

La ricchezza di una comunità non va misurata solo in termini di PIL ma anche di produzione di idee e di conoscenza  e dal livello di coscienza civile. Su questi fronti in Veneto si deve fare di più. Ci preoccupa il disorientamento diffuso, l’indebolimento del senso di appartenenza, l’atomizzazione della comunità, la sfiducia nel futuro, la disillusione verso la politica, la perdita di un concetto condiviso di bene comune. Beni intangibili, certo, ma importanti tanto quanto la produzione di ricchezza materiale, specie quando la sicurezza determinata dal benessere economico comincia a venire meno.

L’Italia non sarebbe diventata il quinto Paese più industrializzato del mondo se, a fine Ottocento, non avesse realizzato lo Stato-nazione. Questo ci insegna la buona storiografia senza la quale non può esserci buona politica. Ed è irrealistica l’idea che, nell’era della globalizzazione, ci sia un’alternativa al crescere insieme, che questa parte del Paese, il Nordest del miracolo economico, possa essere autosufficiente. Nocivi sono gli inviti all’egoismo e alla paura, alla chiusura e al rifiuto dell’altro. Idee e disvalori che stanno avvelenando il cuore generoso dei veneti.

Il nostro auspicio, come imprenditori della piccola e media impresa, pilastro portante dell’economia veneta, è che la ricorrenza dell’Unità d’Italia diventi una piattaforma di conoscenza del passato, di riconciliazione tra territori resi antagonisti da sterili rivendicazionismi, di condivisione di un’idea di nazione aperta e proiettata verso l’Europa e verso il mondo. E che serva a riprogettare il nostro destino unitario nel segno di valori condivisi, della legalità e del rispetto delle regole (a cominciare da quelle Costituzionali), della responsabilizzazione dei territori e delle autonomie locali, della valorizzazione delle specificità e delle differenze territoriali, di un’equa  distribuzione della ricchezza e di uno sviluppo sostenibile.

Un’idea di Paese condivisa, un rinnovato senso di appartenenza, una nuova coscienza civile non potranno che avere benefici sulla competitività delle nostre imprese e del nostro sistema economico.

Giuliano Rosolen, direttore provinciale CNA Treviso

 


 

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