La storia di Moira, acconciatrice, tra la lettera al premier e la task force anti-abusivismo

Come ad altre sue colleghe di tutta Italia, “l’imprenditrice della bellezza” (così si definisce) Moira Bardini (in foto), titolare del salone “Arte & Moda” di via Luzzati a Treviso, socia di CNA, ha inviato una pacata ma decisa lettera al Presidente Giuseppe Conte per chiedere la riapertura prima di giugno.

“Le chiedo di ascoltare con attenzione i diretti interessati, le associazioni e le parti sociali – è un passaggio della lettera rivolta al premier (in allegato la lettera integrale) – le chiedo di restituire dignità ad un mestiere e a chi le chiede solo di poterlo svolgere, al più presto, nel pieno dispetto delle sue disposizioni (…) perché non si può distruggere in un trimestre ciò che è stato creato, spesso, con anni e anni di impegno, di passione, di dedizione. (…). Serve coraggio. Serve che lei ci faccia aprire prima di giugno”.Come denunciato ripetutamente da CNA, se il settore non verrà fatto ripartire subito, delle circa 2.700 attività di servizi alla persona in provincia di Treviso, tra estetiste, acconciatrici, massaggiatori, tatuatori ma anche tolettatori di animali (che, analogamente alla categoria “servizi alla persona”, sarebbero ancora più inspiegabilmente destinati anch’essi

a riaprire solo il 1º giugno), una su tre rischia la chiusura definitiva.

«Ci devono far riaprire subito perché siamo in grado di lavorare rispettando le norme di sicurezza – afferma Rita Segat, portavoce di CNA Acconciatori -. Domani alle 18 ci incontriamo su zoom per condividere le ultime novità normative e decidere quali ulteriori iniziative di protesta mettere in campo».

Moira Bardini, 43 anni, il suo salone lo ha avviato nel 2006 e oggi, oltre a lei, dà lavoro ad altre quattro persone.

«Nelle ultime cinque settimane, con il negozio chiuso che non produce reddito, ho avuto uscite per 14 mila euro – racconta -. A fine mese devo pagare 3 mila 500 euro di prodotti. Cosa faccio, non pago i rappresentanti delle ditte? Si innescherebbe una catena pericolosa… Ma per far fronte a questi costi, ho dovuto attingere al mio conto privato. I 600 euro del Governo non bastano di certo a sostenere le spese, sono riuscita a malapena a pagarmi l’affitto del negozio. Il prestito in banca? Lo sto valutando».

Nella lettera al Premier l’hair stylist trevigiana denuncia anche il fenomeno dell’abusivismo, di cui lei stessa si sente vittima: «Vedo persone girare con i capelli in ordine, taglio e colore fatti di fresco e mi chiedo da chi e in che modo sono riuscite a farsi sistemare, dal momento che siamo tutti chiusi dall’11 marzo».

Un dubbio tira l’altro e Moira, confrontandosi con altre colleghe, capisce che il fenomeno dell’abusivismo è diffusissimo, con persone che, in barba alle regole, vanno per le case a fare shampi e pieghe. Un fenomeno che interessa anche il settore dell’estetica e sta rovinando chi lavora in regola. Decide quindi di creare un gruppo di Whatsapp per raccogliere segnalazioni e girarle, attraverso CNA, alle autorità competenti, dalle quali vogliamo un aiuto per arginare questa intollerabile illegalità.

Acconciatrici ed estetiste chiedono di poter lavorare in sicurezza. Perché molte di loro la sicurezza anti-contagio nel loro negozio la possono già garantire. Altre si stanno organizzando.

«Pettini, spazzole e mollettoni nel mio salone vengono disinfettati ogni giorno attraverso l’immersone in un disinfettante medicale e poi inseriti in uno sterilizzatore – racconta -. Abbiamo inoltre la sanificazione tramite l’ozono. Questi sono investimenti che ho fatto negli anni per garantire alle mie clienti la massima sicurezza. Non è giusto quindi che, con queste garanzie, il Governo non ci faccia riaprire».

CNA Treviso ha organizzato un video-incontro, mercoledì 29 aprile, alle ore 18, rivolto al settore dei servizi alla persona per informare sulle ultime disposizioni normative relative alla ripartenza e alla sicurezza, organizzare la categoria e valutare eventuali ulteriori iniziative di protesta.


 

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