CCIAA, le imprenditrici CNA chiedono più spazio per le donne in Giunta camerale

«Ci sono solo tre donne nel nuovo Consiglio Camerale, su 32 consiglieri. L’imprenditoria femminile trevigiana, nonostante il contributo che dà allo sviluppo economico del territorio, non è adeguatamente rappresentata». A sollevare la questione è Catia Olivetto, presidente di CNA Impresa Donna, l’associazione femminile degli Artigiani CNA.

«Non è una questione formale, ma di rappresentanza effettiva del tessuto imprenditoriale locale – spiega Olivetto –. Nella Marca trevigiana le imprenditrici attive sono quasi 36 mila contro 100 mila colleghi maschi, il 26% del totale. Questi dati significano che c’è, tra le donne, un dinamismo positivo e la voglia di fare impresa, che devono suscitare attenzione e sostegno da parte delle istituzioni. Nel Consiglio camerale, invece, la presenza femminile non arriva al 10%. Non c’è proporzione dunque tra quanto contiamo nell’economia e nella società e lo spazio che otteniamo nelle istituzioni economiche. È una questione da affrontare dal più presto».

CNA Impresa Donna auspica che lo Statuto camerale recepisca gli indirizzi della nuova legge che ha riformato la disciplina delle Camere di Commercio (d.legisl. 23/2010) e, intanto, che venga compensata la scarsa rappresentanza delle imprenditrici in Consiglio Camerale con più presenza femminile nella Giunta.

«Lo Statuto camerale dovrà recepire le indicazioni del Codice per le Pari Opportunità (d.legisl. 246/2005) – conclude Olivetto – che indica in almeno due terzi il rapporto fra donne e uomini negli enti pubblici. Con più donne, il Consiglio camerale potrebbe acquisire una sensibilità nuova verso certi valori e questioni, come la conciliazione tra famiglia e lavoro, il divario tra le retribuzioni, le discriminazioni lavorative. E, più in generale, promuovere un modello di sviluppo finalmente equilibrato, fondato su una maggiore parità e cooperazione tra uomo e donna, in cui venga valorizzato appieno l’apporto femminile allo sviluppo e alla crescita».

In tema di pari opportunità, non solo Treviso, ma anche l’Italia è messa malissimo, fanalino di coda dell’Unione Europea. Quest’anno ha addirittura perso due posizioni nell’ultima classifica del World Economic Forum (Wef), che misura il divario di opportunità tra uomini e donne in 134 Paesi: il nostro Paese è sceso dal 72° posto al 74°.

 

 


 

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