Autotrasportatori sul piede di guerra. Sabato 24 l’assemblea provinciale

Caro-gasolio, caro-assicurazioni, caro-autostrade. Concorrenza sleale degli “stranieri” e crollo delle commesse. Difficoltà ad esigere i crediti. E ancora: il dimezzamento in pochi anni del fondo nazionale per l’autotrasporto e, più grave, il colpo di spugna ai costi minimi di sicurezza.

Il settore del trasporto merci è in grande difficoltà. La CNA-Fita ha chiamato a raccolta gli autotrasportatori sabato 24 gennaio, alle 14.30, nella sede della CNA provinciale a Treviso (viale della Repubblica 154) per aggiornarli sulle novità normative e fare il punto sulle prossime iniziative sindacali.

Interverranno i funzionari CNA Giuliano Chies e Walter Basso, Mariano Cesaro, referente regionale CNA-Fita per il settore merci, Mattia Baschirotto, responsabile del consorzio di autotrasportatori CRAAV, e naturalmente il presidente della CNA-Fita di Treviso Roberto Spader.

«Quella dell’autotrasporto è una categoria fortemente in crisi – spiega Giuliano Chies, responsabile sindacale della CNA provinciale di Treviso -. C’è un calo di commesse dovuto alla mancanza di ordini o alla chiusura di molte aziende. Il lavoro cala ma i costi lievitano, e in più c’è la pressione della concorrenza “straniera” che opera stabilmente sul mercato italiano avendo però dei costi completamente diversi, a cominciare, dal costo del lavoro molto più basso, quindi producendo delle storture notevoli nel mercato».

Non una novità. Relativamente più nuovo, invece, il fenomeno della “estero vestizione” ovvero gli autostraportatori italiani che aprono all’estero, con regimi fiscali e contributivi più leggeri e magari anche incentivi statali, per lavorare poi in Italia, con prezzi molto più concorrenziali di chi è rimasto a operare e pagare le tasse sul territorio. Un’operazione, quella dell’“estero vestizione”, portata avanti finora dai gruppi industriali ma che si sta insinuando anche nel settore artigiano.

Altro annoso problema tipicamente italiano del settore è la sub-vezione infinita. Il trasporto viene venduto più e più volte prima di essere eseguito dal trasportatore. Lo spedizioniere vende il viaggio alla logistica che lo vende al trasportatore che lo vende al “padroncino” che viene inevitabilmente “strozzato”. Se ne rende conto anche il legislatore che nella legge di Stabilità, che sarà analizzata sabato in assemblea, introduce un elemento per accorciare la filiera e per costringere il settore a “ripensare il trasporto”.

Il colpo di grazia al settore rischia però di darlo lo Stato italiano. Con l’affossamento delle tariffe minime contenuto nella legge di Stabilità. La tutela tariffaria, che esiste anche in altri Paesi europei, è infatti fondamentale per concordare con il committente un compenso che non vada sotto certi standard, perché sotto quegli standard l’autotrasportatore non può lavorare in sicurezza e diventa un problema per la sicurezza collettiva.

«Finora il legislatore italiano ha sempre ritenuto che i vettori non dovessero essere “strangolati” dai loro committenti per una questione di sicurezza stradale. Lo svuotamento effettivo dei costi minimi, oltre a “strozzare” gli autotrasportatori, rischia di comportare anche problemi di sicurezza sulle strade» conferma Walter Basso, funzionario della CNA-Fita di Padova.

«Le tariffe molto basse sono senz’altro uno dei principali problemi della categoria – aggiunge Roberto Spader, presidente della CNA-Fita di Treviso -. L’altro problema con cui ci confrontiamo ogni giorno è il crollo delle commesse. C’è tanta offerta e poca domanda. E a soffrire di più non sono i grandi gruppi industriali, che hanno una certa capacità finanziaria e logistica, ma i monoveicolari, cioè le aziende più piccole».

La madre delle battaglie, su cui l’autotrasporto non esclude il fermo generale, è la proposta del ministro Maurizio Lupi di cancellare il meccanismo delle detrazioni forfettarie, considerato “inviolabile per la sopravvivenza delle imprese artigiane dell’autotrasporto”.

Sabato 24, l’assemblea della CNA-Fita si interrogherà anche sulle prospettive di uno dei settori più in crisi dell’economia italiana.

«La cui salute dipenderà molto anche dalle scelte del legislatore – anticipa Walter Basso -. Se i nostri governanti ritengono che l’autostrasporto sia ancora un comparto utile per l’economia nazionale, e lo è visto che il 90 per cento delle merci viaggia su gomma e condiziona la competitività dei prodotti del made in Italy, bisogna che mettano in campo provvedimenti seri che vadano ad esempio nella direzione di disincentivare il trasporto in conto proprio, che per il 50% del tempo viaggia vuoto».  


 

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