Manovra, artigiani sul piede di guerra per aumento tasse

«È un bene che la manovra economica sia stata approvata in fretta per dare un segnale forte ai mercati internazionali e scongiurare ulteriori aggressioni speculative al nostro Paese. Rimane tuttavia profondo il malessere e forte la preoccupazione delle piccole e medie imprese e dell’artigianato di fronte a un provvedimento che aumenta le tasse e non contiene alcuna misura significativa per la crescita».

Lo afferma Alessandro Conte, provinciale della CNA provinciale di Treviso.

Tra i provvedimenti più iniqui, l’associazione degli Artigiani punta il dito contro l’aumento delle accise sui carburanti, pari a 8 centesimi al litro. Fatte salve le finalità (il rincaro delle accise serve per finanziare il Fus, il Fondo Unico per lo Spettacolo, e l’emergenza umanitaria in Nord Africa), la CNA rileva l’iniquità di un provvedimento che colpisce chi è costretto, per lavoro, a muoversi con mezzi di trasporto. «La norma viola un principio costituzionale fondamentale, quello secondo cui la tassazione deve essere proporzionale al reddito – spiega Rosolen –. Inoltre si va a colpire un settore, quello dell’autotrasporto e del trasporto pubblico, già in affanno, penalizzati dalla pesante congiuntura economica e dal continuo aumento del prezzo del carburante, dei pedaggi e delle assicurazioni».

Secondo i calcoli della CNA, i soli aumenti delle accise valgono circa 1000 euro di esborso in più all’anno per ogni mezzo.

Un’enormità, che si aggiunge alle altre misure della manovra che si traducono, di fatto, in un aumento della pressione fiscale, riducendo ulteriormente il potere d’acquisto dei consumatori e disincentivando le  aziende a qualunque investimento.

«Vista la crisi economica e il peso del nostro debito pubblico, noi imprenditori non potevamo sperare in una riduzione della tassazione – conclude Conte – anche se ribadiamo che è una strada obbligata per far ripartire l’economia del nostro Paese. Speravamo, però, ed era legittimo farlo, che non ci sarebbe stato almeno nessun aumento. Invece, per effetto del taglio lineare alle agevolazioni fiscali e della reintroduzione dei ticket sanitari, la pressione fiscale dal 2013 salirà dell’1 per cento, se basta, nel quadro di una mancata redistribuzione dei carichi fiscali che continuano a gravare di più su chi produce e ancora troppo poco sulle rendite finanziarie e patrimoniali».


 

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