Allarme liquidità: le banche tornino ad esercitare una funzione sociale

«Le banche tornino a ricoprire una funzione sociale, valutando le imprese in base al valore aziendale nel suo complesso, non esclusivamente in base al rating generato unicamente ed esclusivamente dal computer dell’ufficio fidi».

Lo chiede Alfonso Lorenzetto, presidente della cooperativa Canova, il confidi della CNA, che registra un’ulteriore “stretta” da parte degli istituti di credito verso le piccole e medie imprese, dovuta al circolo vizioso innescato dagli insoluti e dai ritardi nei pagamenti, che ormai purtroppo sono diventati una regola.

«Molti  artigiani  sono costretti  a impiegare le loro energie nel gestire l’ormai quotidiana emergenza generata da insoluti e tardivi pagamenti – spiega Lorenzetto -. Oggi, lasciare andare insoluta una ricevuta o non onorare, alla scadenza, il pagamento di una fattura è diventato per le aziende una normale consuetudine, un malcostume imposto dal continuo bisogno di liquidità. E nessuno se ne vergogna più! Se un cliente non ti paga, non gli fai più forniture, ma rischi di non incassare più il tuo credito, oppure si innesca un contenzioso costoso e di incerto  risultato».

Ma se gli altri non ti pagano per le banche la “colpa” è tua. E il meccanismo diventa perverso e, in molti casi, mortale per l’azienda.

«Le banche infatti – continua Lorenzetto – dopo aver ristretto in maniera drastica i cordoni degli affidamenti, e dopo aver allungato  i tempi per dare una risposta alla concessione dei fidi, in presenza di insoluti riducono l’operatività alle imprese. Ottenere uno scoperto di conto corrente è ormai difficile».

Il meccanismo degli insoluti genera dunque sfiducia nell’azienda da parte della banca, che stringe ulteriormente i cordoni del credito. Questo circolo vizioso sta portando al collasso molte imprese.

L’appello della CNA è agli istituti di credito: «Se le banche non tornano a dare fiducia alle imprese, dalla crisi non ne  usciremo mai, e perderemo un patrimonio di imprese venete che non ha eguali nel mondo» conclude il presidente della Canova.


 

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