Mafia, appello della CNA perché anche i Comuni adottino un Protocollo di Legalità per gli appalti

Il comparto delle costruzioni è tra i più a rischio di infiltrazioni della criminalità organizzata. Lo conferma la notizia, contenuta nella relazione annuale della Direzione nazionale Antimafia, circa la presenza attiva in provincia di Treviso di una ditta edile operante nei lavori pubblici legata a Cosa Nostra.

«Il settore degli appalti pubblici è a fortissimo rischio di infiltrazione mafiosa – spiega Giuliano Rosolen, direttore provinciale della CNA – e la crisi economica ha centuplicato il pericolo. I Comuni hanno le risorse bloccate dal Patto di Stabilità e appaltano oggi lavori che potranno pagare solo nel 2014. Quali sono le nostre ditte, sane, che possono permettersi il lusso di aspettare due anni per un pagamento? Come pagano a loro volta i subappaltatori? Questo meccanismo perverso sta mettendo fuori gioco le nostre ditte e sta spalancando le porte a imprese che possono effettuare ribassi fino al 45%, tanto sono foraggiate con i provenienti derivanti dall’attività criminale, milioni di euro pronti ad essere reinvestiti. Quelle sono imprese che possono lavorare anche sottoscosto e lo fanno pur di mettere un piede nel nostro territorio, dentro la nostra economia, dentro il nostro tessuto sociale».

Per la CNA la prevenzione risulta strategica e tenere la guardia alta è un dovere di tutti, a cominciare dalle istituzioni locali.

«La Regione Veneto ha fatto bene a sottoscrivere un Protocollo di Legalità a prevenzione dei tentativi d’infiltrazione della criminalità organizzata nel settore dei contratti pubblici di lavori, servizi  e forniture con l’Anci e le Prefetture del Veneto, e a prendere impegni precisi come stazione appaltante in relazione al controllo e al presidio della filiera del subappalto – continua Rosolen –. È un segnale di attenzione al problema che abbiamo apprezzato. Ci auguriamo che anche le Amministrazioni locali, a cominciare dalla Provincia di Treviso, recepiscano questi indirizzi e orientamenti al fine di inserire negli atti di gara e nei capitolati d’appalto clausole e condizioni per incrementare la sicurezza degli appalti e la trasparenza delle relative procedure».

Secondo la CNA, per prevenire il rischio di infiltrazioni della mafia nel settore dell’edilizia andrebbe inoltre eliminato il criterio del massimo ribasso d’asta negli appalti dei lavori pubblici come sistema di aggiudicazione, perché strozza le imprese e le costringe a fare male i lavori, e rischia di incentivare la piccola corruzione per recuperare il ribasso. Il massimo ribasso d’asta, inoltre, favorisce esclusivamente chi ha rilevanti disponibilità finanziarie e non chi ha elevate capacità imprenditoriali, per cui si rischia appunto di privilegiare imprese con tante risorse economiche, che possono essere di dubbia provenienza. Bisogna che gli enti pubblici aggiudichino i lavori a ditte sane, il primo obiettivo da perseguire deve essere la qualità dei lavori. Il criterio da adottare, al posto del massimo ribasso, deve essere sempre o preferibilmente quello dell’offerta economicamente più vantaggiosa.

La CNA lo va dicendo da tempo: bisogna fare di tutto per preservare il nostro territorio, la nostra economia, le nostre comunità, contrastando in tutti i modi i tentativi di infiltrazione e integrazione di persone e capitali indesiderati. Il lavoro delle forze dell’ordine e della magistratura non basta, serve un impegno congiunto di tutte le istituzioni e della società. «Nel giro di un anno in Liguria il Governo ha sciolto due Comuni per infiltrazioni mafiose – conclude la CNA -. Non vorremmo mai che questo incubo si materializzasse anche qui».

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