Giovanni Falcone vive nell'impegno di ciascuno per la legalità

Il 23 maggio 2012 è un anniversario doloroso per il nostro Paese: sono passati vent’anni dalla strage di Capaci in cui persero la vita, per mano di Cosa Nostra, il giudice Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e tre agenti della scorta: Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro.

Il giudice Falcone ha pagato con la vita il suo impegno per la legalità e contro le mafie. Credeva in un Paese libero dall’arroganza del potere della criminalità organizzata mafiosa che, inquinando l’economia e la politica, condiziona pesantemente la vita civile e democratica e rende meno competitivo il nostro sistema produttivo.

La battaglia per la legalità e contro le mafie non è affare dei siciliani, dei calabresi, dei campani e dei pugliesi. Riguarda tutti.

E molto da vicino. Visto che, approfittando della crisi economica, i tentativi di infiltrazione in Veneto, come registra la cronaca, si fanno ogni giorno più pressanti. La nostra regione è ritenuta molto appetibile dalle mafie che hanno ingenti capitali da “ripulire” nel circuito dell’economia legale e da mettere a disposizione delle imprese in difficoltà.

I soldi delle mafie sono soldi “sporchi”, che provengono da traffici illeciti e criminali, e vanno rifiutati senza se e senza ma. È un dovere morale ma è anche una convenienza economica. Accettando i soldi dei mafiosi, offerti magari da insospettabili consulenti finanziari, si finisce prima usurati e poi si perde la propria impresa.

Aprendo le porte della propria azienda alla criminalità organizzata si danneggia tutto il sistema imprenditoriale locale: un territorio infiltrato dalle mafie perde in competitività: scende il PIL, crollano gli investimenti privati, cresce il costo del denaro, crolla la voglia e la possibilità di fare impresa.

La battaglia per la legalità è una battaglia per la competitività del nostro territorio e per il benessere dei cittadini.

Giovanni Falcone ha pagato con la vita la scelta di stare dalla parte della legalità, della giustizia, della libertà. Lo ha fatto perché sognava un Paese migliore. Tocca a noi, ogni giorno, dare testimonianza di un analogo impegno: il suo sogno deve continuare a camminare sulle nostre gambe.


 

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