La CNA a Befera: Renda il fisco davvero amico dei contribuenti

«Siamo convinti, come Befera, che chi si suicida non lo fa per colpa dell’Agenzia delle Entrate o di Equitalia e che pagare le tasse non sia un optional ma un dovere. Ma siamo ancora molto lontani dall’avere in Italia un fisco “amico” dei contribuenti, che presupponga la buona fede del cittadino, meno oneroso sotto il profilo degli adempimenti burocratici che si tramutano in sempre maggiori costi, inutili, per le imprese. Auspichiamo che Befera lavori in questa direzione, ad esempio adoperandosi per modificare quella norma che mette l’onere della prova in capo al contribuente».

Lo afferma Giuliano Rosolen, direttore della CNA di Treviso, da anni impegnata a chiedere un fisco più giusto, orientato all’utente e meno burocratizzato, che non tratti i contribuenti in difficoltà come evasori. E che oggi mette il dito nella piaga degli studi di settore, che stanno arrivando in questi giorni.  

«Oltre ad essere in ritardo, è cresciuta ulteriormente la loro burocratizzazione – attacca il direttore della CNA di Treviso -. Quelli relativi ad esercizi commerciali come bar, gelaterie, etc, sono aumentati di ben undici pagine, con domande assurde, che è obbligatorio compilare per poter chiudere lo studio. Le procedure vanno invece semplificate: già così si abbatterebbero i costi per le imprese».

I nuovi studi di settore sono stati attenuati con i correttivi anticrisi. Questa correzione va a vantaggio degli imprenditori che nel 2011 hanno avuto entrate più basse per la crisi economica. Però, come ogni strumento molto burocratizzato, i nuovi studi di settore non tengono conto degli imprenditori che hanno avuto sì fatturati crescenti ma accompagnati da una riduzione dei ricavi perché hanno preso lavori con una marginalità molto bassa al solo scopo di far lavorare l’impresa. In questi casi i correttivi anticrisi non scattano.

«A rendere il fisco più amico del contribuente dovrebbe pensarci anche lo Stato non solo l’Amministrazione finanziaria – aggiunge Giuliano Rosolen, concludendo il suo ragionamento -. Con una pressione fiscale reale, al netto del sommerso, stimata nel 2012 al 54,2% e nel 2013 al 54,6%, le possibilità di ripresa si allontanano. Chiediamo pertanto al Governo che i tagli effettuati con la spending review vadano ad abbassare la pressione fiscale sull’impresa e sul lavoro».


 

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