I nuovi studi di settore, l’idraulico e il carpentiere: due casi emblematici di ingiustizia fiscale

Un idraulico di Castelfranco, titolare di una ditta famigliare con un apprendista, ha avuto una brutta sorpresa quando si è trovato in mano la dichiarazione dei redditi 2009, calcolata con i nuovi studi di settore territorializzati: già il reddito del 2008 (25.812,00 euro) risultava non congruo per 791,00 euro; quest’anno, invece, risulta  non congruo per  5.857,00 euro (reddito 24.127,00).

Ossia, a fronte di un’oscillazione di reddito minima tra un anno  e  l’altro, i nuovi studi di settore, quelli che avrebbero dovuto tenere conto delle difficoltà economiche del settore edile  ed apportare dei correttivi anticrisi, si sono dimostrati invece ancora più punitivi.

Per l’artigiano, il cui fatturato è passato da 69.105,00 euro nel 2008 a 64.764,00 – un’oscillazione naturale vista la crisi economica – questa situazione comporta la possibilità di essere inserito nelle liste di aziende da sottoporre a controlli fiscali da parte dell’Agenzia delle Entrate. È evidente, infatti, che non potrà/vorrà “adeguarsi” per un importo così alto e pagare tasse su un reddito non percepito (come fanno quasi tutti gli artigiani fino a una certa soglia per non trovarsi il fisco in casa e nuove occasioni di vessazioni).

Questo è solo uno dei tanti casi rilevati in queste settimane di elaborazione delle dichiarazioni dei redditi da parte del Servizio Fiscale della CNA (Confederazione nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa) di Treviso. 

«Una parte consistente degli idraulici, degli elettricisti, dei pittori edili,  dei posatori di  cartongesso, di pavimenti e rivestimenti, di cappotto, e gli  altri artigiani del settore edile, quest’anno, risultano non congrui – spiega Roberto Ghegin, responsabile fiscale della CNA -, e questo per una ragione molto semplice, quanto a nostro avviso inaccettabile: l’Agenzia delle Entrate ha considerato la provincia di Treviso, relativamente al settore edile, “area  con notevole ed  elevato  grado di benessere economico” quindi non ha applicato nessun  correttivo anticrisi come concordato a livello nazionale. Secondo il Fisco i nostri artigiani, nonostante la crisi economica,  dovrebbero  avere gli  stessi ricavi e gli stessi redditi degli anni precedenti! E si tratta invece del settore più colpito dalla crisi con addirittura casi di suicidi  di alcuni titolari artigiani nel Veneto!».

Vicenda analoga per un carpentiere, che lavora  esclusivamente in conto terzi per industrie meccaniche, anch’egli con sede nella città del Giorgione. La sua attività, portata avanti assieme al figlio, nel 2009 ha risentito della mancanza di commesse dovuta alla crisi. Nel 2008 aveva avuto ricavi per 231.724,00 euro, nel 2009 li ha avuti invece per 181.834,00 euro. Il reddito è sceso drasticamente a causa dei costi fissi (personale, manutenzione macchinari, affitto capannone, bollette…):  da 58.030,00 euro a 37.904,00. Nel 2008 dunque il suo reddito risultava congruo rispetto ai parametri previsti dai vecchi studi di settore, nel 2009 risulta invece non congruo per 7.130,00 euro.

Che i nuovi studi di settore non abbiano adeguatamente tenuto conto della sfavorevole congiuntura economica è dimostrato da questi casi. Che non sono eccezioni – come ripete Ghegin – ma sono la regola nelle dichiarazioni dei redditi di quest’anno. Tanto che le prime stime fatte nelle scorse settimane dalla CNA risultano confermate: l’80% delle aziende artigiane  risulta  non congrua o non coerente, il 30% in più rispetto all’anno scorso.

«Di fronte a questi casi concreti di evidente ingiustizia fiscale, ribadiamo la nostra richiesta al Governo, richiesta avanzata più volte in questi mesi, di sospendere gli studi di settore fino all’uscita dalla crisi economica – conclude il responsabile fiscale della CNA -. La territorializzazione degli studi di settore, invece di venire incontro alle aziende e alle loro difficoltà, ha prodotto situazioni di grave iniquità».

 


 

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