Catia Olivetto racconta il dramma dei mancati pagamenti

A raccontare il dramma dei ritardi o dei mandati pagamenti, che sta togliendo ossigeno al mondo artigiano, è Catia Olivetto, titolare della Pasticceria Ducale di Ponte nella Priula e presidente del mandamento di Montebelluna. Lo fa per dare a voce ai tanti artigiani con cui ogni giorno si confronta e che, per paura di ripercussioni anche da parte del sistema creditizio, preferiscono non esporsi in prima persona.

«Di recente è venuto in mandamento un collega, titolare di una piccola ditta locale attiva nella lavorazione della lamiera raccontandomi una storia che è emblematica. Avanza 60 mila euro da un cliente per una fornitura già effettuata. Il cliente, alla richiesta di garanzie sui tempi di pagamento gli ha risposto: “Rischio di impresa”. Nessuna certezza sui tempi, nessuna garanzia di incasso. Mentre, su quella somma non introitata, lo Stato ha già voluto dall’azienda il pagamento dell’Iva. E in una situazione come la sua si trovano tanti artigiani, esposti con cifre elevate a causa di clienti che non pagano. La situazione si è notevolmente deteriorata».

Quali le ragioni dei mancati o dei ritardi nei pagamenti?

«Nella metà dei casi – spiega la presidente della CNA di Montebelluna – i mancati pagamenti tra privati sono dovuti a una catena di ritardi alla cui estremità c’è una Pubblica Amministrazione, che sappiamo essere cattivo pagatore. Ma nell’altra metà dei casi, ed è a mio avviso più grave, ci sono clienti che fanno i furbi, che potrebbero pagare ma non pagano, approfittando della disastrata giustizia civile».

Le incertezze dei tempi con cui le aziende artigiane riescono a riscuotere i propri crediti, i mancati pagamenti, si traducono in deficit di liquidità che sta portando molte attività artigiane alla chiusura con la conseguente perdita di posti di lavoro e di deindustrializzazione del territorio. Un processo che sta lentamente ma inesorabilmente portando alla deindustrializzazione del nostro territorio: con le imprese che chiudono infatti spariscono know how e competenze costruite in decenni.

E chi non rischia la chiusura, perché può contare ancora su margini di liquidità buoni, è costretto però a tirare i remi in barca, a volare basso, non fare gli investimenti necessari, in una parola a non crescere e quindi a non creare nuovi posti di lavoro.

«L’imprenditore in questione con il piano casa volevamo ampliare il capannone di 200 metri quadri ma si è dovuto fermare – aggiunge Mario Mariot, direttore della CNA di Montebelluna-. Fare investimenti, in questa situazione di incertezza e precarietà con clienti che possono sparire da un momento all’altro e non pagare, è un azzardo troppo grande. Bisogna tenere sotto stretto controllo la situazione finanziaria perché le banche anticipano soldi solo finché le aziende vanno bene. Appena c’è qualche problema ti chiudono i fidi. In questa situazione l’imprenditore, per non rischiare di mettere a repentaglio la propria attività e i posti di lavoro dei propri dipendenti, rallenta l’attività e questo frenare deprime l’economia».

La CNA individua il problema del lassismo nei pagamenti in un’assenza di tutela efficace e rapida verso i creditori. «Dopo che il giudice emette un decreto ingiuntivo di pagamento – spiega Mariot – il recupero del credito rimane un problema dell’imprenditore, che deve rincorrere il debitore. In base ad esso si può chiedere il pignoramento dei suoi beni, ma intanto questo ha cambiato indirizzo, non si trova e le procedure vanno per le lunghe. Senza parlare del caso in cui il debitore si opponga al decreto ingiuntivo, in questo caso i mesi diventano anni. Se una piccola azienda ha tanti crediti per importi bassi non avvia nemmeno queste procedure per i tempi e per i costi, ma tanti piccoli crediti, sommati, diventano un credito grande che genera un danno enorme all’azienda. Legge e procedure amministrative dovrebbero tutelare la gente onesta. In altri Paesi, il debitore viene convocato dal giudice, non deve essere rincorso dall’imprenditore».

È davvero una situazione molto difficile per le piccole imprese artigiane.

«Quella dell’artigiano montebellunese è una testimonianza significativa, un grido di allarme che vuole risvegliare le coscienze di chi ha il potere di cambiare le cose – commenta Catia Olivetto -. La catena dei suicidi in Veneto ha ripreso con l’inizio dell’autunno, in una settimana si sono tolti la vita già in tre lavoratori autonomi. La provincia di Treviso, assieme al Veneziano, è quella che conta più suicidi tra i piccoli imprenditori, professionisti, artigiani. Va riformata al più presto la giustizia civile: è provato che esiste uno stretto legame fra efficienza del sistema giudiziario e crescita, la certezza del diritto nei rapporti commerciali è uno dei presupposti per la competitività del sistema imprenditoriale».

«Intanto – conclude Mario Mariot, direttore della CNA di Montebelluna – è bene che il Parlamento italiano recepisca al più presto la direttiva UE sui pagamenti ritardati che stabilisce in 30 o 60 giorni il limite massimo di tempo per il pagamento delle forniture tra aziende private e tra privati e PA. Se le scadenze non saranno rispettate, gli interessi di mora che dovranno essere pagati saranno dell'8% più il tasso BCE. Il creditore avrà anche il diritto di ottenere dal debitore una somma di almeno 40 euro per coprire i costi di recupero del debito».


 

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