L’Art Premio Arca CNA alla poetessa castellana Patrizia Valduga

Sarà conferito alla poetessa castellana Patrizia Valduga l’Art Premio Arca CNA 2010, il riconoscimento con cui l’associazione artigiana insignisce personalità che hanno contribuito e contribuiscono a far crescere la città sul piano artistico e culturale. La consegna avverrà venerdì 22 ottobre, alle ore 21, al Teatro Accademico di Castelfranco Veneto dove la poetessa leggerà alcune delle sue poesie più significative e sarà intervistata dalla giornalista Isabella Panfido.

«L’ARCA  CNA di Castelfranco organizza questa manifestazione culturale – spiega il responsabile Roberto Ghegin – perché ritiene che nella propria attività istituzionale, oltre agli obiettivi sindacali di tutela e assistenza degli artigiani e dei loro familiari, ci sia anche quello di far crescere  culturalmente una categoria di lavoratori che nei secoli si è sempre distinta per essere autonoma, libera, indipendente  da qualsiasi  costrizione  lavorativa e filosofica. E di far crescere, altresì, la comunità in cui i nostri imprenditori operano».

L’Art Premio è alla seconda edizione. L’anno scorso fu consegnato al musicista Giusto Pio.

Main sponsor della serata è il Credito Trevigiano, che CNA ringrazia nella persona del presidente Nicola Di Santo.

Patrizia Valduga è considerata a ragione tra le voci più significative della poesia contemporanea italiana. Se le si chiede dove è nata come poetessa, risponde: «A Zanzotto, capitale della poesia, dove l’esperienza interiore ha in ogni verso il più infallibile, il più irripetibile e il più gioioso dei correlativi».

Di Castelfranco Veneto, dove ha visto la luce nel 1953, oggi vive tra Milano e Belluno. Dopo il liceo scientifico si è iscritta alla facoltà di Medicina che ha frequentato per tre anni. È poi passata a Lettere a Venezia dove ha seguito per quattro anni i corsi di Francesco Orlando («incontro fondamentale nella mia vita»).

Nella poesia ha esordito nel 1982 pubblicando la raccolta Medicamente, dove ripristina in forma rigorosa tutti i generi metrici tradizionali, dal sonetto all’ottava, dalle terzine dantesche alle stanze di ballata, rappresentando così, secondo alcuni critici, un vero e proprio “caso” nella poesia più recente.

Patrizia Valduga oltre a scrivere versi si è dimostrata abile traduttrice. Tra i molti scrittori da lei tradotti vi sono John Donne, Molière,  Mallarmé,  Valéry,  Kantor e Riccardo III di William Shakespeare.

I suoi versi, scritti in occasione della manifestazione FlussiDiVersi 2010, Festival di Poesia organizzato dalla Regione Veneto,  restano scolpiti per sempre sulla scogliera di Caorle assieme a quelli di Andrea Zanzotto e Wilhelm Aigner.

Valduga è stata la compagna di Giovanni Raboni (1932-2004) per ventitré anni e a lui ha dedicato la postfazione dell'ultima raccolta del poeta scomparso, Ultimi versi, pubblicato da Garzanti nel 2006.

 

 

 

Alcune poesie di Patrizia Valduga.

 

Da La tentazione

In questa maledetta notte oscura
con una tentazione fui assalita
che ancora in cuore la vergogna dura.
Io così pudica, così compita
vedevo un uomo a me venire piano e avvolgermi quasi avido la vita.

 

Da Donna di dolori

Poi goccia a goccia misuro le ore.
Nel tutto buio, sotto il mio dolore,
più giù del buio della notte affondo.

 

Da Requiem

Oh padre che conosco ora,
soltanto ora dopo tanta vita,
ti prego parlami, parlami ancora:
io fallita come figlia, fuggita
lontano un giorno, e lontana da allora,
non so niente di te, della tua vita,
niente delle tue gioie e degli affanni,
e ho quarant'anni, padre, quarant'anni!

 

Da Cento quartine e altre storie d’amore

Non affogarmi in notti tanto nere
se prima non mi apri nel cervello
la porta che resiste del piacere.
Ora lo sai: ho bisogno di parole. Devi imparare a amarmi a modo mio.
È la mente malata che lo vuole:
parla, ti prego, Cristoddio!

 

Da postfazione agli Ultimi versi di Raboni

La tua Milano, amore, fa paura
e mi tratta da esule e sbandita,
e in casa nostra ogni cosa
mi guarda male, come risentita.
Ogni cosa ti chiama, ti reclama,
e mi lascia così, sola e spaurita.
E tutto il tempo testimonia il tempo
del dolore indiviso della vita.
E in tutto il tempo trovo tregua il tempo
che ti sto accanto, anima ferita.


 

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