Allarme IMU, la CNA scrive ai sindaci. Previsti aumenti anche del triplo

Allarme IMU, la CNA chiede ai sindaci della Marca Trevigiana che l’ondata di nuovi tagli agli enti locali non venga compensata a danno delle attività produttive. L’associazione di categoria artigiana ha preso carta e penna e ha scritto ai primi cittadini una lettera chiedendo, appunto, che con l’entrata in vigore anticipata dell’IMU dal 1° gennaio 2012 a farne le spese NON siano le imprese, già stremate dalla crisi economica, molte delle quali con l’acqua alla gola.

La preoccupazione degli imprenditori è tanta. Nuovi balzelli significa negare ogni possibilità di ripresa, in un quadro di pressione fiscale che non ha eguali in tutta Europa. E dai Comuni, pesantemente colpiti dalla scure del Governo, possono arrivare brutte sorprese, appurato che sarà proprio l’IMU a garantire allo Stato la fetta più consistente delle entrate previste dal “Salva Italia”, e per la precisione quasi il 42% pari a 9 miliardi di euro.

«Nonostante si preveda che gran parte delle somme percepite con l’applicazione dell’IMU vada allo Stato, i Comuni hanno tuttavia notevoli margini di manovra su come distribuire il peso di questa imposta – afferma Giuliano Rosolen, direttore della CNA provinciale di Treviso -. Che non si pensi di fare cassa sulle imprese. Non esiste paese al mondo in cui chi contribuisce attivamente e direttamente al PIL nazionale venga vessato in questo modo».

E precisamente, per quello che riguarda gli immobili commerciali e produttivi, le amministrazioni possono muoversi da un’aliquota dallo 0,46% all’1,06% (la vecchia Ici toccava un massimo dello 0,7%, elevabile di altri due decimali in situazioni particolari). Senza contare che a fare la differenza rispetto all’Ici non sono solo le aliquote ma anche gli incrementi rispetto alla base imponibile conseguente alla rivalutazione catastale degli immobili, aumentata, solo per fare qualche esempio, del 20% per i capannoni, del 40% per i laboratori artigiani, del 61% per i negozi.

È evidente quindi che le decisioni in merito delle amministrazioni comunali rischiano di avere pesanti conseguenze per le attività economiche.

La CNA teme soprattutto l’effetto elezioni. Con molti sindaci che potrebbero essere tentati di adottare l’aliquota minima per la prima casa e recuperare invece somme a scapito degli immobili produttivi e commerciali. Se ciò avvenisse, questi subirebbero rincari mediamente, rispetto alla vecchia Ici, fino al 86% per i negozi, fino all’82% per i laboratori artigiani, fino al 112% per i capannoni ad uso industriale.

Si tratta di una vera stangata per l’economia del territorio, con negozi che arriveranno a pagare due, tre volte l’Ici del 2011, attività artigianali praticamente costrette a versare una sorta di affitto supplementare (stiamo parlando di imposte che arriveranno a 6 mila euro l’anno, 500 al mese).

«Chiediamo ai sindaci che l’IMU alle imprese non venga applicata con aliquote superiori a quella di base (lo 0,76%) senza ulteriori aggravi, senza ulteriori maggiorazioni – aggiunge il direttore della CNA provinciale di Treviso -.  E invitiamo i Sindaci a prevedere mitigazioni e agevolazioni che consentano di riequilibrare alcuni effetti distorsivi della nuova imposta sulle piccole aziende, per renderla più equa ed equilibrata».

In particolare la CNA chiede ai Comuni:

  • L’applicazione di un’aliquota inferiore all’aliquota base dello 0,76% per gli immobili di proprietà delle imprese artigiane e commerciali utilizzati direttamente per lo svolgimento delle attività imprenditoriali (utilizzati cioè come beni strumentali dell’impresa);
  • L’applicazione di un’aliquota ridotta al minimo (0,46%) nei primi due anni per le piccole imprese di nuova costituzione (così da favorire lo sviluppo locale);
  • L’individuazione di un’aliquota, anche in questo caso ridotta, per i locali ubicati nei centri storici ad adibiti, a far tempo dal 1 gennaio 2011, ad attività di artigianato di servizio o commercio, per favorire la loro presenza nei centri storici e incentivare la destinazione d’uso dei locali per queste funzioni;
  • L’applicazione di un’aliquota dimezzata per i fabbricati realizzati per la vendita e non venduti, come previsto dalla manovra

«Si tratta di richieste mirate a ridurre l’impatto eccessivamente gravoso della nuova imposta sulle categorie economiche più deboli, a favorire le realtà che possono contribuire a creare nuove opportunità di crescita e di lavoro in una situazione di estrema criticità per le famiglie ed evitare che una pressione fiscale insostenibile costringa tanti piccoli imprenditori ad abbassare definitivamente le saracinesche – conclude Giuliano Rosolen -. Perché, nel giusto dibattito sulla precarietà, si tende con troppa facilità a dimenticare gli imprenditori, oggi precari come qualsiasi altro lavoratore, ma privi di ogni paracadute sociale».

Tabelle_IMU_ICI_Treviso_Villorba.doc (1449 download) sindaci_IMU_2012.pdf (480 download)

 


 

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