Aumento costi dell’energia elettrica: imprese artigiane in rivolta «Estendere l’intervento di calmierazione alle imprese che superano i 16,5 KWh di potenza»

Aumento del costo dell’energia: le imprese artigiane sono in rivolta. Il caro-energia, infatti, va a erodere i guadagni sui contratti già chiusi. E non di poco.

I rincari in bolletta ci sono già stati, di circa il 30% per la luce e del 15% per il gas. E ne sono previsti altri. È per questo che il Governo ha deciso un intervento per calmierare i costi a carico di famiglie e imprese. Ma non basta. Perché il decreto lascia fuori le imprese che superano  il limite di 16,5 KWh di potenza. Cioè quasi tutte.

«Si tratta – spiega Mattia Panazzolo, direttore provinciale di CNA Treviso – in larga parte di imprese che operano in settori che già sopportano un peso rilevante dei costi energetici per le note criticità legate all’attuale struttura della bolletta e al peso della parafiscalità. Valutiamo positivamente l’intervento del Governo per contenere i rincari ma va alzato il limite, altrimenti si tagliano fuori quasi tutte le imprese, e, soprattutto, va trovata una soluzione strutturale al problema, tutto italiano, dell’elevato costo dell’energia, il 33% in più della media europea».

Nessuna delle imprese intervistate potrà usufruire delle agevolazioni del Governo sul caro-energia, perché tutte hanno contratti per forniture superiori ai 16,5 KWh di potenza.

Mould Design (Meccanica)

«A settembre abbiamo speso 2.600 di energia elettrica, circa il 25% in più dei mesi precedenti – racconta Andrea Formaggi, titolare di Mould Design di Volpago del Montello -. Non siamo un’azienda energivora perché non abbiamo macchinari che consumano molta energia e quel costo pesa circa il 5% sui costi fissi. Il punto è che sono previsti altri rincari del 30% e stiamo valutando cosa fare per rivedere gli attuali contratti. Pesa molto anche l’aumento del costo delle materie prime, che incidono del 10% sui costi totali delle commesse. E il costo delle materie prime, mi riferisco ad esempio all’acciaio, è aumentato perché sono aumentati i costi dell’energia. Quindi su di noi ricadono effetti diretti e anche indiretti degli aumenti.»

Eta System (Meccanica)

«Non abbiamo macchinari ad alto consumo energetico come frese, torni: l’energia elettrica ci serve prevalentemente per illuminare i locali e raffrescarli d’estate – spiega il titolare Denis Maggiotto di Eta System di Castelfranco Veneto -. L’elettricità ci costa sui 800-900 euro al mese e sono riuscito di recente a fare un contratto che mi blocca il prezzo per 30 mesi. Sono tuttavia costi troppo elevati. Nelle nostre bollette stiamo ancora pagando i costi di smantellamento delle centrali nucleari! Paghiamo le scelte di politici poco attenti alle reali esigenze di un’economia che è rallentata da costi ingiustificati!».

Rebby Clothing Service (Moda)

«Noi spendiamo 21 mila euro all’anno di energia, tra corrente elettrica (11 mila euro) e gas (10 mila euro), un importo che vale il 2% circa dei nostri costi fissi – spiegano Luigi Tasca e Silvia Rebesco, titolari di Rebby Clothing Service di San Zenone degli Ezzelini -. Sono numeri che pesano. Noi siamo un’azienda del made in Italy che vuole stare al passo con i tempi, vuole continuare a innovare e affrontare il mercato con i nostri prodotti/servizi offerti al giusto rapporto qualità-prezzo. Un imprenditore deve sentirsi innovatore e poter investire ma non per vedersi annullati gli investimenti dai rincari! Stiamo facendo un investimento nel fotovoltaico e l’impianto dovrebbe farci risparmiare il 25-30% dei costi dell’energia elettrica, risparmio che verrà però annullato dai rincari in corso. Che senso può avere fare un investimento importante se i risultati sono questi?».

Stocco F.lli (Meccanica)

«Nella nostra azienda i costi dell’energia elettrica incidono per il 4-5% – spiega Gianpaolo Stocco, titolare di F.lli Stocco di Castelfranco Veneto -. Però noi facciamo fare diverse lavorazioni esterne, come le verniciature, e lì l’aumento dei costi dell’energia incide del 40-50% in più sul costo della lavorazione. Entro la  fine dell’anno prevediamo ulteriori aumenti consistenti che andranno incidere inevitabilmente anche sul costo del nostro prodotto: dovremo perciò ritoccare i listini.»

Chi ha investiti nel fotovoltaico sente meno l’aumento dei prezzi

Alcune imprese negli anni scorsi hanno investito nel fotovoltaico e oggi risentono meno del caro-elettricità.

«La nostra non è un’azienda energivora ma il costo dell’energia comunque pesa – afferma Andrea Ragessi, co-titolare di VRG Impianti di Motta di Livenza -. Gli aumenti ridurranno certamente i nostri margini di guadagno ma non in modo tale da comportare un incremento dei nostri listini. Questo è dovuto al nostro impianto fotovoltaico che produce il 50-60% del nostro fabbisogno energetico. Ci ha colpito invece molto l’aumento dei prezzi delle materie prime, in particolare di cavi in rame che hanno avuto un incremento del 100%».

Il consorzio APE: mettersi insieme per abbassare i prezzi

Un’altra soluzione per abbassare il corso dell’energia è acquistarla insieme. Da molti anni la CNA assiste le aziende associate attraverso il consorzio APE-Imprese per l’energia che garantisce supporto amministrativo e acquisto comune al minor prezzo disponibile sul mercato.

Ma questo, nell’attuale congiuntura, non basta più. Va fatta una riforma strutturale della bolletta e previste, da parte del Governo, ulteriori misure di sostegno economico. E, a monte di tutto ciò, serve una politica energetica comune dell’Unione Europea.   

CNA chiede una riforma strutturale della bolletta dell’energia elettrica, usando le possibilità del PNRR

CNA ritiene appunto che per superare l’emergenza del caro-energia occorra mettere a terra una riforma strutturale della bolletta, rimuovendo gli oneri che gravano su luce e gas, anche sfruttando le possibilità del PNRR a favore di riforme strutturali in grado di favorire la competitività.

«Il costo dell’energia rappresenta un elemento critico per le piccole e medie imprese che pagano la bolletta più cara d’Europa – conclude Luca Frare, presidente di CNA territoriale di Treviso -. L’ultima indagine della CNA evidenzia che per una piccola impresa il costo dell’energia è quattro volte più elevato rispetto a quello di una grande impresa industriale ed è il 33,5% in più rispetto alla media europea».


 

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