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Basta perdere tempo, subito gli interventi salva-Italia!
Basta perdite di tempo, basta roboanti proclami e spregiudicati tatticismi: la manovra bis va messa in campo subito perché sono in gioco le sorti del Paese. E soprattutto: il pacchetto di interventi salva-Italia dovrà essere rigoroso ed equo, dovrà cioè spalmare i sacrifici su tutti i contribuenti senza massacrare quel ceto medio impoverito che ha già pagato, più pesantemente di altri, le conseguenze della crisi economica.
Dal Governo, gli artigiani trevigiani si aspettando dunque tempestività e incisività nel varare la nuova manovra in linea con le perentorie richieste di Trichet e Draghi. Essere costretti a riformare il sistema-Paese sotto il fucile puntato dell’Europa non è quello che avremmo voluto ma, affinché l’Italia non collassi sotto i colpi della speculazione internazionale, va fatto ora e in fretta quello che la politica italiana non è riuscita a realizzare per decenni.
Gli imprenditori, ogni volta che sono stati chiesti loro sacrifici, non si sono mai tirati indietro, ma oggi, impauriti e sfiduciati, pretendono prima un segnale forte dalla politica: subito il taglio dei suoi privilegi, poi, eventualmente, le mani nelle loro tasche. Se rigore deve essere, lo sia per tutti, a cominciare da chi ha l’onere e l’onore di rappresentarli nelle istituzioni. Vanno quindi riformati i numeri della rappresentanza (Parlamento e Consigli regionali più snelli), alleggerita la pesante macchina amministrativo-burocratica (accorpamento dei Comuni, superamento delle attuali Province, eliminazione degli enti inutili), sforbiciata la selva di adempimenti a carico delle imprese. Costi che inibiscono la crescita.
Già con questi provvedimenti, i risparmi strutturali per il sistema sarebbero consistenti e le parti sociali più disponibili ad accettare interventi in materia assistenziale e pensionistica. Interventi che, tuttavia, non dovranno intaccare il potere d’acquisto delle fasce più deboli, dei pensionati e dei lavoratori dipendenti e autonomi, delle famiglie dai redditi medio-bassi.
L’Europa, inoltre, ci chiede di fare in fretta le liberalizzazioni (a cominciare dai servizi pubblici locali), le privatizzazioni (iniziando dall’ingente e costoso patrimonio dello Stato), una riforma del mercato del lavoro per fare entrare i giovani e, aggiungiamo noi, una riforma fiscale che faccia pagare tutti progressivamente in base al proprio reddito e al proprio patrimonio (siamo d’accordo sull’innalzamento dal 12,5% al 20% dell’aliquota sulle rendite finanziarie, esclusi Bot e Btp) e che contenga misure efficaci di lotta all’evasione fiscale e al sommerso. Si tratta di riforme strutturali, di sistema, le uniche in grado di stabilizzare nel tempo i conti pubblici, prerequisito per ritornare a crescere. Tutti interventi che gli imprenditori della CNA chiedono da anni, a ogni governo di ogni colore, e che ora pretendono di vedere realizzati.
Anche perché il tempo, per il nostro Paese, è vicino a scadere. E solo se chi ci governa saprà reagire con le riforme necessarie, potremo tornare ad avere quella solidità economica e quella credibilità internazionale, e un futuro da grande paese industriale. L’Europa ci sta dando fiducia, ma il credito è a termine. Come quello che noi cittadini-imprenditori stiamo dando ancora una volta, l’ultima, alla nostra classe dirigente.
Alessandro Conte
Presidente CNA provinciale