CCIAA, Rosolen: «Contestualità tra riforma e riduzione del diritto camerale»

Secondo la CNA, il taglio del 50% dei diritti camerali dal 1º gennaio 2015, previsto nell’art. 28 del decreto legge 90/2014 e fortemente voluto dal Governo, deve essere “spalmato” in tre anni e accompagnato da una riorganizzazione del sistema camerale «per non penalizzare l’economia territoriale che, complessivamente, riceve in sostegno allo sviluppo più di quanto le aziende sborsano».

«La decisione del Governo di ridurre i costi ai produttori è positiva, anche se, va detto, che le piccole imprese, ovvero la quasi totalità delle imprese italiane, non avrà grandi benefici dal taglio dei diritti camerali, con risparmi annui da 44 a 100 euro – spiega Rosolen -. I risparmi maggiori, a seconda del volume di fatturato e fino a un massimo di 20 mila euro, infatti, li avranno le grandi e grandissime imprese. E questo, a fronte invece del rischio concreto del blocco di servizi e progetti importanti per lo sviluppo (accesso al credito, promozione, internazionalizzazione, formazione…) che vanno a beneficio soprattutto delle Pmi».

Insomma, per la CNA di Treviso la riduzione del diritto camerale va perseguita senza compromettere l’operatività delle CCIAA. Quella di Treviso, ad esempio, l’anno scorso ha erogato 12,5 milioni a sostegno dello sviluppo economico locale, riducendo i propri costi fissi del 19% attraverso una profonda revisione della spesa.

La CNA di Treviso ritiene che vada evitato il rischio di smantellamento delle Camere di Commercio, che oltretutto sono la sede dove si realizza una forma di democrazia economica partecipata fra le diverse componenti e categorie, e si appella ai parlamentari trevigiani, impegnati alla Camera nella discussione sulla riforma della PA, di non limitarsi a fare soltanto un ragionamento, pur importante, di risparmio economico per le imprese, ma di impegnarsi a riformare le CCIAA decidendo quali ruoli e quali funzioni, secondo il principio di sussidiarietà, debbano avere per mettersi in sintonia con le esigenze delle imprese; quali dimensioni territoriali debbano avere per garantire un contenimento dei costi fissi e l’efficacia delle loro azioni e su quali risorse potranno contare per svolgere i propri compiti.

«Chiediamo infine al Governo di togliere i vincoli economico-finanziari che impediscono alle Camere di Commercio di utilizzare le proprie risorse accantonate che per l’ente trevigiano ammontano a 5,5 milioni di euro e potrebbero essere immediatamente utilizzate per lo sviluppo delle imprese – conclude Rosolen -. È necessario altresì che la Giunta camerale coinvolgendo il Consiglio predisponga un progetto che accorpi e integri i servizi di adempimento, eviti sovrapposizioni di ruoli e di strutture, riconsideri le oltre 30 partecipazioni e quote (per un valore di 4 milioni di euro) e i finanziamenti ai livelli di rappresentanza e di servizio regionali e nazionali. solo questi ultimi ammontano per la CCIAA di Treviso a 2 milioni di euro».


 

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