Confidi, la CNA: "La Regione prende fischi per fiaschi". In risposta all'attacco ai confidi

«L’assessore Coppola dimostra di non conoscere affatto la realtà dei confidi, le consigliamo un esame più attento della materia prima di attaccare gli organismi senza i quali le piccole e medie imprese sottocapitalizzate, oggi in difficoltà per la crisi, non riceverebbero un euro dalle banche e tanto meno dal carrozzone Veneto Sviluppo e dal bluff del suo fondo anti-suicidi, buono solo a illudere gli imprenditori disperati».

Lo afferma il direttore della CNA di Treviso Giuliano Rosolen, rimasto allibito dopo aver letto le dichiarazione dell’Assessore regionale alle Attività produttive domenica sul Corriere del Veneto.

«La Coppola attacca i confidi 106, rei di non essersi riorganizzati come 107, ma denuncia i costi per le imprese dei confidi 107, che sono attualmente molto più elevati dei 106, ingenerando confusione nel lettore – spiega Rosolen -. È proprio l’ottica che è sbagliata: l’Assessore ha più a cuore i profitti delle banche che le necessità delle imprese. Le garanzie che offrono i confidi vanno tutelate come un bene sociale, la Regione non lo sta facendo. Ha preferito finanziare Veneto Sviluppo invece che i fondi rischi dei confidi e l’ente regionale si è di fatto sostituito ai confidi pur non avendo le competenze tecniche e la conoscenza delle imprese per svolgere un buon lavoro».

I dati forniti dalla Coppola circa i costi sostenuti dalle imprese sono sballati e l’Assessore dimostra di non conoscere la differenza tra la quota sociale, che l’aziende versa e che le viene restituita alla chiusura del fido, e la commissione, che sono il costo effettivo che le aziende pagano sulla garanzia.

Nel caso del confidi Canova della CNA di Treviso, la quota sociale è pari all’1% del valore del finanziamento, mentre la commissione per i fidi a breve termine sono l’1,1% mentre sul lungo termine dello 0,4% l’anno.

«La nostra funzione è dare garanzie sui prestiti alle imprese al più basso costo possibile. Le banche, quando si avvalgono della garanzia, dei confidi, prestano denaro a tasso agevolato concordato con noi tramite apposite convenzioni – spiega Walter Barzan, direttore della Canova -. Abbiamo oltre 5 mila soci seguiti da tre dipendenti, i nostri costi di gestione sono di gran lunga inferiori a quelli delle banche».

La CNA, dunque, non è affatto convinta che accentrando e creando strutture più grosse le imprese abbiano automaticamente dei benefici in termini di costi e di efficienza nella prestazione. Anzi. Veneto Sviluppo, che ha ferme decine di milioni di euro, un vero delitto in tempo di crisi economica, e i confidi 107, in questa fase, con i loro costi denunciati dalla Coppola stessa e le stesse prerogative dei 106, lo dimostrano chiaramente.

«Quando ci si allontana dal territorio accentrando e burocratizzando le strutture in genere le cose cambiano in peggio – spiega Giuliano Rosolen  – Noi riteniamo che il decentramento sia un valore, quando significa vicinanze al territorio e conoscenza delle imprese. Come è un valore la sussidiarietà, calpestata invece dalla Regione quando fa fare a Veneto Sviluppo quello che già fanno i confidi».

Secondo la CNA, l’evoluzione dei confidi dovrà andare nella direzione di una maggiore vicinanza al territorio, non di un allontanamento.

I confidi 106 offrono garanzie nella misura del 50% del prestito erogato e fino al 90% con l’attivazione del fondo antiusura. Il resto lo mette la banca.

Nel caso del confidi di CNA, le sofferenze, pur in crescita dall’inizio della crisi, sono basse e si aggirano intorno all’1,3%, di molti inferiori a quelle delle banche che oltretutto respingono una parte dei prestiti richiesti dalle imprese e garantiti dal confidi.

Insomma, il quadro è ben diverso rispetto a quello presentato dall’assessore Isi Coppola.

«La Regione non finanzia i fondi rischi dei confidi da 2 anni – conclude il direttore della CNA di Treviso – e ancora l’Assessore si permette di fare i fervorini. Il fatto che non conosca la realtà delle imprese è dimostrato che Veneto Sviluppo presta garanzie soprattutto per investimenti di elevata consistenza quando è noto che, oggi, le imprese hanno bisogno di liquidità. Il rapporto dall’inizio della crisi si è rovesciato. Non ci pare che la Coppola abbia accortezza di ciò. Noi difendiamo le imprese, questa è la nostra mission. La Regione sembra avere a cuore più gli interessi delle banche che delle imprese e ha sospette smanie di controllo sui canali del credito».


 

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