Costituzione: modificare l’art. 41 non serve. Piuttosto si applichi l’art. 45

In tempi non sospetti, e cioè un paio di mesi fa, la CNA provinciale aveva affisso, nella bacheca all’ingresso della sua sede di viale della Repubblica 155 a Treviso, un pannello con vergati a mano alcuni stralci di articoli della Costituzione Italiana che più direttamente trattano la questione lavoro e impresa (oltre che distribuire, già da qualche anno, ai propri soci copia della Costituzione).

Lo abbiamo fatto per comunicare agli artigiani che frequentano la nostra sede quanto la nostra Costituzione sia attuale, altro che obsoleta. E va conosciuta in modo approfondito e applicata. In merito all’articolo 41, a me sembra ineccepibile: oltre a enunciare che “l’iniziativa privata è libera”,  dice un’altra cosa importante, e cioè che essa “non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale”. E vorrei ben vedere: è l’economia che deve essere al servizio dell’uomo, non il contrario, cosa riaffermata anche nell’ultima eccezionale enciclica papale “Caritas in veritate”. La libertà di impresa infatti non deve essere in contrasto con la sicurezza e la dignità dell’uomo.

Il titolo del pannello è: “La Costituzione della Repubblica Italiana per l’impresa e il lavoro”. E di seguito vengono riportati:

Art. 1: L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro (…)

Art. 4: La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro (…). Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.

Art. 36: Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficienti ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa (…).

Art. 37: La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore. (….).

Art. 41: L’iniziativa privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. (…).

Art. 45: (…). La legge provvede alla tutela e allo sviluppo dell’artigianato.

C’è dunque anche l’articolo 41, che secondo Tremonti e Berlusconi nuoce alla libertà di impresa.

Le cose che ho sentito in questi giorni da parte del premier sono inaccettabili. Non serve certo modificare l’articolo 41 per favorire la libertà di impresa, obiettivo su cui siamo tutti d’accordo. Le imprese artigiane sono ossessionate, assediate dalla burocrazia (basti pensare che per aprire una carrozzeria ci vogliono 76 adempimenti e sono 18 le amministrazioni pubbliche coinvolte!) e si vuol fare credere che è colpa della Costituzione. Il problema vero è proprio l’opposto, che la nostra Carta fondamentale spesso non viene attuata. Il Presidente del Consiglio, invece di scagliarsi contro l’art. 41, applichi l’art. 45 dove si dice che “la legge provvede alla tutela e allo sviluppo dell’artigianato”. E se vuole fare davvero gli interessi della piccola impresa attui rapidamente il federalismo fiscale.

 

Giuliano Rosolen, direttore CNA provinciale


 

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