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Crisi russo-ucraina, CNA: «Aiuti di Stato alle imprese maggiormente esposte»
Crisi russo-ucraina: la CNA chiede aiuti per le imprese maggiormente esposte.
«Le pesanti sanzioni che la UE sta adottando verso la Russia sono funzionali a garantire la sicurezza dei Paesi dell’Unione, compreso il nostro, e a ribadire i valori su cui l’Unione si fonda: la libertà dei popoli di autodeterminarsi, il rispetto della sovranità territoriale altrui, il rispetto dello stato di diritto. Il costo di tale scelta politica non va però messo in conto alle singole aziende che si trovino esposte verso i due paesi in conflitto. Va quindi pensata una serie di aiuti mirati».
Lo afferma Mattia Panazzolo, direttore di CNA territoriale di Treviso.
Quanto vale l’import-export provinciale verso la Russia
Treviso è la quinta provincia italiana per export verso la Russia. Nel 2019* vi sono stati esportati beni e servizi per 342 milioni di euro, il 2,5% dell’export provinciale. Un giro di affari cresciuto del 16,7% in dieci anni. Quasi il 60% delle esportazioni verso la Russia nel 2019 ha riguardato macchinari (26%), elettrodomestici (20%), mobili (13%).
Dalla Russia nel 2019 abbiamo importato beni per 14 milioni di euro, lo 0,2% dell’import provinciale. Si tratta prevalentemente di legno (40%), prodotti chimici, farmaceutici, fibre sintetiche (24%).
«L’export verso la Russia è ancora abbastanza contenuto sia per la nostra provincia, che ancor più per il Veneto (2%) e l’Italia (1,6%), rispetto ad esempio a Francia e Germania. Ma è comunque in costante crescita da un decennio. Molte imprese, anche locali, hanno però stock considerevoli di investimenti diretti esteri in Russia anche perché la politica in questi anni ha incentivato gli scambi con quel Paese» continua Panazzolo.
«La drammatica situazione di guerra e le conseguenti sanzioni possono danneggiare fortemente alcune nostre imprese che si troverebbero sfavorite nella competizione internazionale. Da qui la necessità di un intervento pubblico di sostegno mirato».
Qualche ulteriore dato. Se l’export italiano verso la Russia nel 2019 è stato di 8 miliardi di euro, gli investimenti diretti in quel Paese, a livello nazionale, valgono 12 miliardi di euro e contano 440 sussidiarie, che realizzano in media 7,5 miliardi di fatturato l’anno e 38 mila dipendenti.
Costi dell’energia: ulteriore rialzo del 20% da gennaio
L’altro aspetto accentuato dalla crisi russo-ucraina è il costo dell’energia, che già da qualche mese sta penalizzando le imprese di ogni comparto ma che ora rischia davvero di spazzare via ogni capacità produttiva delle imprese. L’Europa, e il nostro Paese in particolare, rischiano di pagare il prezzo più alto alla crisi internazionale in atto.
Uno studio internazionale (Citigroup) prevedeva nei primi giorni di guerra un ulteriore rialzo dei prezzi dell’energia in Europa del 20% rispetto a gennaio 2022, prezzi che già si assestavano al quadruplo rispetto al 2021.
Serve pertanto un’azione rapidissima e al contempo ripensare il nostro mix energetico.
- L’Unione Europea attualmente importa il 40% del proprio gas dalla Russia, nel 2014 durante la guerra di Crimea era il 27%. La Germania è senz’altro più dipendente di noi, con il 55% ma anche l’Italia, con il suo 43%, è sopra la media europea.
- Ciò che ci mette, come Paese, più in difficoltà di altri è che da noi il gas viene utilizzato per oltre il 40% per produrre energia elettrica (la Germania solo il 16%).
Le nostre proposte
È dunque fondamentale per la tenuta della nostra economia:
- diversificare fin da subito gli approvvigionamenti energetici, e renderci più autonomi dalle forniture estere, recuperando gli errori del passato e incentivando la produzione diffusa anche nelle singole aziende di energia da fonti rinnovabili;
- sbloccare subito le decine di autorizzazioni di impianti a fonti rinnovabili ferme negli uffici della PA in attesa di autorizzazioni;
- nominare un commissario per l’energia che semplifichi i processi per poter agire subito;
- partecipare come Italia insieme all’Europa a consorzi e società che si occupano di ricerca sul nucleare di nuova generazione.
*Utilizziamo i dati dell’ultimo anno prima della pandemia per avere una dimensione più oggettiva degli andamenti economici.