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I suicidi per crisi sono denunce pubbliche: bisogna parlarne
Dei suicidi per crisi è necessario parlare, sempre con grande rispetto e delicatezza, ma bisogna farlo. Così come è necessario raccontare le storie di chi, invece, ha trovato la forza e le ragioni per continuare a lottare, cercare nuove strade per la propria attività, ripensare se stesso.
Non sono drammi privati, questi suicidi, sono denunce pubbliche. Denunce contro un sistema che non funziona. Sono la richiesta gridata nel modo più tragico e assoluto, con il sacrificio della proprio vita, di non essere lasciati soli di fronte al cambiamento epocale che sta stravolgendo il nostro sistema produttivo e sociale, un cambiamento che ci obbliga a rimettere in discussione i presupposti su cui si fonda il nostro modello di sviluppo e di convivenza.
Nascondere e tacere non serve. Serve invece una riflessione pubblica ad alta voce, un confronto aperto, un ripensamento collettivo su dove siamo e dove vogliamo andare, e in che modo. Il Nordest si è celato per decenni dietro il mito di sé, alimentato dai cantori del “miracolo”. Oggi è finita l’ubriacatura ed è tempo di bilanci, di guardarci per quello che siamo, di analizzare i successi e i limiti, e di correggere la rotta.
Gli imprenditori che si uccidono nei capannoni e nei magazzini delle loro fabbriche, il luogo “sacro” dell’epopea nordestina, pongono delle questioni a tutti gli attori in campo: alle istituzioni, alle associazioni di categoria, al sindacato, alle banche, ai media e, soprattutto, alla politica, a quella politica che perfino oggi, di fronte al dramma di una nazione in ginocchio, antepone le convenienze piccine, i propri egoismi marginali, ad un progetto di futuro per il Paese.
Il nostro territorio e le nostre genti, i nostri imprenditori, hanno le carte in regola per farcela, tutti anche i meno giovani. C’è sempre un’altra possibilità, come ha raccontato una nostra imprenditrice, che ha affrontato con coraggio la chiusura del suo laboratorio e ora si sta “riprogettando”.
In questi mesi, in provincia di Treviso, è stata messa a punto una Rete territoriale di sostegno e aiuto agli imprenditori e ai lavoratori in difficoltà, con la collaborazione di molti attori. È una Rete che sta aiutando tante persone, anche solo a ritrovare motivazione e speranza. È una Rete che risolve anche problemi concreti, a cominciare da quello del credito, che rimane il principale, a quello altrettanto serio della riconversione di molte attività che non possono più reggere il mercato così come sono strutturate.
Serve un lavoro di squadra. E quando i confidi chiedono, da tempo, alle istituzioni il finanziamento dei fondi antiusura e dei fondi rischi è bene che vengano ascoltati, anche facendo un passo indietro su proposte di alchimie finanziarie che servono a pochi.
La CNA esprime la sua vicinanza, condividendone il dolore, alla famiglia del collega Fortunato Rubli, alla moglie, alla figlia, al fratello, a tutti i parenti e agli amici.
E ringrazia la Tribuna di Treviso per le storie di speranza che ospita nelle sue pagine, accompagnando la comunità trevigiana in una doverosa riflessione su se stessa.
Giuliano Rosolen
Direttore della CNA provinciale di Treviso