IL VOTO. Lorenzetto: «Elezioni cruciali, dalla politica pretendere proposte»

«Per salvare l’economia, far ripartire le aziende, creare occupazione, c’è bisogno di credibilità internazionale. Solo un Governo credibile a livello internazionale potrà chiudere la fase dell’emergenza ed entrare in quella delle riforme, senza le quali il sistema-Italia non potrà agganciare la ripresa».

Lo afferma, alla vigilia del voto di domenica 24 e lunedì 25 febbraio, Alfonso Lorenzetto, presidente della CNA provinciale di Treviso, che chiede alla Politica di impegnarsi sui temi cari all’artigianato e alla piccola e media impresa e lancia un appello agli iscritti dell’associazione perché, nel panorama dell’offerta politica, diano fiducia alla politica in grado di fare le riforme.

«La politica, in questi anni, l’abbiamo sentita lontana dai nostri bisogni – scandisce Lorenzetto – ma io credo che queste elezioni siano cruciali per ricostruire il nostro Paese che sta pericolosamente avanzando sulla strada del declino economico, sociale, oltre che, da un pezzo, anche morale. Nel nostro Paese, c’è bisogno di più Politica non dobbiamo accontentarci della protesta, dobbiamo pretendere proposta e capacità di governo da chi si candida a governare l’Italia.

Sento molti miei colleghi sfiduciati, orientati a dare un voto di protesta. Ma io sono convinto che oggi più che mai il voto non vada sprecato ma dato a quelle forze che poi siano effettivamente in grado di governare e risolvere i problemi dell’Italia all’interno di un quadro europeo».

Presidente Lorenzetto, riprendendo il suo ragionamento: cosa significa una politica di proposta e non solo di protesta?

Non possiamo più pensare di andare avanti a slogan o proclami che poi di fatto non reggono il confronto con la realtà. Ci hanno promesso e ripromesso che avrebbero abbassato le tasse e hanno creato le condizioni perché ne avessimo più di prima.

Occorre un atteggiamento politico di ampio respiro, che riesca a considerare la dimensione europea della nostra situazione economica. Ci serve una rappresentanza che riesca non solo a trattare i problemi economici interni ma che riesca a coniugarli positivamente con le politiche europee.

E per far questo è indispensabile avere credibilità quando ci si siede ai tavoli di concertazione con gli altri stati dell’Unione.

Pensare oggi, come Paese, di fare senza l’Europa o l’Euro significa ignorare il livello di integrazione raggiunto tra i sistemi produttivi dei diversi stati europei e la dimensione globale dei problemi. Oppure essere in malafede.

I cittadini sono attratti dal nuovo.

Bisogna valutare i programmi e la serietà delle persone. La pulizia dei candidati e la loro competenza. Il nuovo spesso nasconde il peggio del vecchio. Abbiamo letto notizie che ci devono fare riflettere. Un sindaco che ha licenziato un’assessora perché incinta e un candidato premier che ha millantato un master che non aveva. Non sempre chi si propone come nuovo ha la cultura politica e la serietà che serve per guidare un Paese.

Presidente Lorenzetto, cosa chiede la CNA alla politica, per conto degli artigiani e dei piccoli imprenditori che rappresenta?

Serve subito maggior attenzione ai problemi delle piccole e medie imprese, che in questi anni sono state invece sempre più trascurate, nonostante siano il tessuto produttivo portante del Veneto e del Paese. Non è più possibile, nell’attuale situazione di crisi, amministrare parlando di problemi lontani dalla realtà produttiva che mantiene in piedi il territorio e le famiglie.

Quali sono le misure più urgenti che dovrà mettere in campo il futuro governo?

Permettere al lavoro delle imprese e degli artigiani di ripartire, servono urgentemente riforme che creino la possibilità della ripresa economica. È imperativo avviare quindi i provvedimenti necessari: abbassare la pressione fiscale, semplificare gli adempimenti burocratici che sono un costo non più accettabile in un Paese civile, favorire l’accesso al credito da parte delle imprese, tagliare la spesa pubblica a cominciare da quella improduttiva, riformare il sistema di welfare, riprendere il mano la riforma delle istituzioni in senso federalista. Oggi di federalismo non parla più nessuno, come se non fosse importante dare più autonomia ai territori razionalizzando però i livelli di governo, che sono troppi.

Ma non basta…

Che altro?

Ma a monte serve una visione chiara e di lungo periodo su quale deve essere la vocazione industriale e produttiva del Paese, in modo da poter incentivare con sgravi e facilitazioni normative i settori giusti, quelli che abbiano le potenzialità di crescere e creare lavoro e possano fare da traino della nostra economia nel mondo globalizzato.

Bisogna che i distretti produttivi – con le loro maestranze, le competenze specifiche, le infrastrutture – diventino attrattivi per gli investitori stranieri. È inutile e anacronistico pensare di fermare chi vuole andare a produrre all’estero perché trova condizioni migliori per la sua impresa. La politica deve piuttosto rendere competitivi i nostri distretti produttivi per trovare nuovi partner disposti a investire e a fare crescere le nostre eccellenze.

Vanno poi aiutate le piccole e medie imprese a internazionalizzare, a portare all’estero il loro business, tenendo la “testa” in Italia. Anche su questo la politica può fare molto incentivando le reti tra imprese e tutti gli strumenti per dare solide basi, anche dimensionali, alle nostre imprese, troppo piccole e sprovviste di competenze e mezzi per inserirsi in mercati lontani.

Molta parte dello scontro tra le forze politiche in campagna elettorale è stato sulle tasse. È davvero, a suo avviso, il principale problema delle famiglie e delle imprese italiane?

Intervenire sul sistema fiscale è senz’altro una delle cose da fare con urgenza. Il cuneo fiscale va ridotto, non è possibile che oggi un’impresa sborsi il doppio di quello che prende il lavoratore. Il gap è troppo elevato.

Ma quello che più serve nella discussione politica, e in questa campagna elettorale non l’abbiamo vista, è il confronto tra visioni diverse di Paese. Quale Paese vogliamo tra dieci, vent’anni? Il nostro modello di sviluppo e di stato sociale è adeguato alle nuove sfide? Come possiamo riconvertirlo?

Gli italiani vogliono sapere cosa succederà nell’Italia del 2013 e del 2014 e se i loro figli, quelli disoccupati al 40%, riusciranno domani a trovare lavoro. Vogliono sapere le ricette per il rilancio del sistema produttivo, quali riforme servono per dare futuro al Paese.

Come deve essere una politica all’altezza delle sfide che attendono il Paese?

Deve essere una politica onesta, non corrotta, con le mani davvero pulite, che abbia a cuore il lavoro e il bene degli italiani. Una politica concreta, capace di ascoltare e di fare, rispettosa dei territori e delle persone che lavorano. Deve essere una politica sobria, perché non si può chiedere sacrifici ai cittadini e non essere i primi a dare il buon esempio. Deve essere una politica che guardi lontani, alle future generazioni, una politica che dica la verità. Deve essere una politica che faccia crescere e maturare gli italiani, che non li tenga in uno stato di minorità. Deve essere una politica che sia orgogliosa di rappresentare il nostro Paese all’estero e che lo possa fare a testa alta. Una politica competente.


 

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