Imprenditori suicidi, la CNA: "Non cedere allo sconforto"

«Non cedere allo sconforto». È l’appello della CNA agli imprenditori, molti dei quali versano in situazioni davvero difficili, stretti tra clienti che non pagano, fornitori e collaboratori da pagare e banche che concedono affidamenti con sempre maggior difficoltà e chiedendo sempre più garanzie. I recenti fatti di cronaca che hanno visto altri due imprenditori togliersi la vita per la crisi (a Treviso e a Padova) sollecitano una maggior attenzione da parte delle istituzioni e delle forze sociali. 

«La situazione è drammatica ma una soluzione si trova sempre, a patto che gli imprenditori e le loro famiglie, nel momento del bisogno, non “si chiudano” in sé stessi ma condividano i problemi con chi sta loro intorno e ha la possibilità di dare un aiuto concreto, come ad esempio le associazioni di categoria e i loro confidi artigiani – afferma Giuliano Rosolen, direttore dell’associazione di categoria artigiana della provincia di Treviso –. Negli anni abbiamo risolto tanti casi che sembravano irrisolvibili. Sono venuti da noi artigiani sull’orlo del fallimento. Che poi ce l’hanno fatta, hanno potuto pagare tutti i loro debiti, e che oggi hanno nuovamente un’attività fiorente».

Il fenomeno dell’usura è in aumento. Gli imprenditori devono rifuggire dalla tentazione di accedere al credito da canali non legali, perché finirebbero per rovinarsi la vita oltre che rovinare la propria attività imprenditoriale. Presso i confidi artigiani c’è il Fondo Antiusura che serve proprio a prevenire il rischio che l’imprenditore finisca vittima degli strozzini.

Il secondo appello della CNA è alle banche, le quali devono essere più attente nello svolgimento della loro missione, che ha un risvolto sociale importante. «Notiamo spesso chiusure immotivate, basate su calcoli ragionieristici, lontani da ogni parametro di servizio alla persona e all’impresa – continua il direttore della CNA -. Abbiamo ben presente le difficoltà degli istituti di credito vessati dagli irragionevoli diktat europei e dagli accordi di Basilea 3. La strada verso la capitalizzazione è certamente da percorrere, ma senza danneggiare il tessuto imprenditoriale italiano, caratterizzato da aziende poco capitalizzate che per il 91% dipendono dalle banche».

Il terzo appello è alle istituzioni locali, che devono comprendere il ruolo dei confidi artigiani e contribuire al finanziamento dei loro fondi rischio. «Quest’anno i confidi hanno ricevuto molti “no” da parte dei Comuni, strozzati dal patto di stabilità e sottoposti a nuovi tagli dei trasferimenti – spiega Rosolen –. Ma ricordiamo che i confidi in questi anni di crisi sono stati dei veri e propri ammortizzatori sociali, che hanno evitato fallimenti, che sono sempre dei costi per tutta la comunità».

La CNA lo ricorda soprattutto alla Regione, che ha tagliato i fondi ai confidi artigiani non finanziando la legge 48/93 e preferendo attuare un’incomprensibile politica centralista.


 

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