La responsabilità solidale negli appalti sta rallentando pericolosamente i pagamenti

«La disciplina introdotta nell’agosto 2012 (dl 83/2012) che riforma l’istituto della responsabilità solidale negli appalti tra committente e appaltatore e tra appaltatore e subappaltatore nel settore privato (sono interessati dalla norma tutti i settori, non solo l’edilizia) sta di fatto rallentando pericolosamente i pagamenti tra imprese, in una fase nella quale la vita delle stesse dipende dalla disponibilità di liquidità e di credito. È un’altra di quelle norme-killer che uccide le imprese e conferma l’ostilità radicata nel nostro Paese verso chi produce e crea lavoro».

Lo denuncia Giuliano Rosolen, direttore della CNA provinciale di Treviso, che a livello nazionale sta facendo pressione per la modifica della norma.

La norma prevede che l’appaltatore sia responsabile non solo del versamento degli oneri contributivi ma anche delle ritenute Irpef dei dipendenti e dell’IVA da parte del subappaltatore. Stessa responsabilità ce l’ha il committente nei confronti dell’appaltatore, pur in misura diversa. Se il subappaltatore non paga, l’appaltatore, su cui ricade il debito, diventa oggetto delle attenzioni del Fisco. Se a non pagarli è l’appaltatore, il committente rischia una sanzione, pur salata (da 3000 a 200 mila euro).

Per tutelarsi, il committente nei confronti dell’appaltatore e l’appaltatore nei confronti del subappaltatore può non pagare per il lavoro svolto in mancanza della documentazione che attesti il versamento degli oneri di legge (IVA, ritenuta d’accordo Irpef dei dipendenti, contributi pensionistici).

Produrre questa documentazione è però un onere burocratico non da poco, per tempo e costi, senza il quale però non si ottengono i pagamenti per i lavori svolti.

«La produzione dei documenti da presentare per ottenere il pagamento rappresenta una “prova diabolica”, essendo necessario raccogliere e ricostruire tutta la documentazione riferita alla realizzazione dell’appalto – spiega il direttore della CNA -. Le imprese, pertanto, sono costrette a ricorrere all’autocertificazione, che comporta un onere per spese di consulenza che può arrivare e superare i 3.000 euro annui. Un costo insostenibile per le imprese più piccole e, in ogni caso, ingiustificato, in quanto trasferisce sulle imprese compiti di controllo che spettano alle Amministrazioni Fiscali».

Per questi motivi la CNA ha chiesto al Governo di intervenire con urgenza per eliminare gli aggravi, le difficoltà e i ritardi che la norma, così come concepita, sta provocando.

«Siamo nel periodo più nero della recessione, con il mercato interno completamente fermo – conclude Rosolen -. Dobbiamo costruire la ripresa, rimettere in moto il Paese. Lo Stato dovrebbe aiutare chi produce invece continua ad aggredirlo con norme che innescano circoli viziosi: se le imprese non vengono pagate, non possono pagare imposte e ritenute. Ma nel caso della responsabilità solidale nella filiera degli appalti,  prima bisogna versare imposte e contributi e poi si viene pagati per il lavoro svolto. Un meccanismo non pericoloso in un periodo di liquidità e credito facile per le imprese. Oggi, in una situazione di stretta creditizia e scarsa liquidità, un meccanismo killer».

Secondo la CNA, inoltre, le imprese non possono e non devono fare il lavoro che spetta alle Amministrazioni Fiscali verificando se i propri colleghi non pagano le imposte e i contributi.

«Siamo all’assurdo – conclude il direttore della CNA -. In un momento di crisi le imprese hanno anche l’obbligo di fare i vigilantes e controllare quello che fanno i colleghi, con dispendio di energia in burocrazia che le distoglie dal proprio business».


 

ULTIME NOTIZIE

CNA TERRITORIALE DI TREVISO

Viale della Repubblica 154
31100 Treviso
Tel: 0422.3155 - Fax: 0422.315666
Email: info@cnatreviso.it
CF 94004630268
Tutti i diritti riservati


Powered by Sixtema Spa