Le imprenditrici della CNA scrivono al ministro Sacconi: il Governo rifinanzi le misure innovative di sostegno alla maternità

Le imprenditrici della CNA di Treviso scrivono al ministro Maurizio Sacconi per chiedere misure concrete per sostenere la maternità delle lavoratrici autonome.

La lettera è stata spedita questa mattina. È indirizzata anche all’on. Mara Carfagna, ministro per le Pari Opportunità.

«Lavoro e maternità, in Italia, sono più inconciliabili che in qualsiasi altro Paese europeo, comprese Spagna e Grecia – denuncia Catia Olivetto, presidente CNA Impresa Donna di Treviso -. Il tasso di abbandono del lavoro, dopo la nascita di un figlio, è del 27,1%. E l’Italia ha un tasso di occupazione femminile del 46% contro il 58% della media europea. È un “lusso” che il nostro Paese non può più permettersi».

In particolare, le imprenditrici della CNA chiedono che il Governo attui due provvedimenti:

–         il riconoscimento di un’indennità ai fini pensionistici per la maternità con il versamento di due anni contributivi per ogni figlio;

–         il rifinanziamento dell’art. 9 della legge 53/2000 che contiene misure innovative (es.: il sostituito d’impresa) per favorire la conciliazione tra vita lavorativa e vita privata delle madri lavoratrici autonome (l’ultima graduatoria trimestrale approvata per l’erogazione di contributi relativi al citato provvedimento di legge risale infatti a settembre 2009 ed è relativa alla scadenza del 10 febbraio 2009!).

«Si chiede alle donne di lavorare fino a 65 anni come gli uomini? Noi diciamo che siamo d’accordo – continua Olivetto -, ma chiediamo che si apra contemporaneamente un dibattito sulla tutela del valore sociale della maternità, che in Italia è solo sulla carta. Lo dimostrano i numeri: per tasso di natalità il nostro Paese è tra gli ultimi del mondo, ci stanno dietro solo il Giappone e Hong Kong. Ma un Paese in cui non si fanno più figli è destinato al declino produttivo, sociale e culturale».

La conciliazione dei tempi di vita e di lavoro delle lavoratrici autonome è, insomma, una dimensione vitale per il futuro economico e sociale del Paese. È oltretutto dimostrato che dove le donne lavorano di più fanno anche più figli, basta confrontare il tasso di occupazione di due regioni italiane agli antipodi come l’Emilia-Romagna (62,1%) e la Campania (27,3%).

«Soluzioni di welfare che concilino con successo maternità e lavoro sono possibili – dice Mariarosa Battan -. In Italia le leggi buone ci sono, devono però essere applicate. Non chiediamo niente di straordinario, ma solo che vengano rifinanziate le misure innovative che già ci sono».


 

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