Linee vita facoltative, la CNA: «No a modifiche al 79 bis»

No alla nuova formulazione dell’articolo 79 bis della legge regionale 61/85. La CNA prende posizione a favore della sicurezza e contro la modifica introdotta dalla legge regionale 28 del 25 settembre scorso.

«Non c’è crisi economica che tenga, la sicurezza di chi lavora in quota, in una situazione ad elevatissimo rischio, deve rimanere una priorità – commenta l’arch. Caterina Terrazzani, responsabile del Servizio Ambiente e Sicurezza della CNA provinciale di Treviso -. Ci sono decine di professionisti che salgono sui tetti, non possiamo permetterci un alleggerimento delle misure previste a salvaguardia della vita delle persone. E poi non è vero che ci sarebbe un risparmio dei costi di manutenzione sugli edifici esistenti per i cittadini, perché il noleggio della piattaforma elevabile o il montaggio di un ponteggio che diventerebbero necessari per una certa tipologia di interventi in assenza di punti di ancoraggio permanenti avrebbero comunque costi elevati».

«Con la modifica data dalla nuova formulazione dell’articolo di legge non è chiaro cosa la Regione voglia ottenere – afferma Michele Gazzola, presidente di CNA Costruzioni e artigiano edile, titolare della Edil Quattro snc di Castelfranco -. Dalla mia esperienza le linee vita permanenti sono importanti per lavorare in sicurezza sui tetti per i piccoli interventi di manutenzione, penso al ripasso dei coppi, alle riparazioni degli antennisti, eccetera. Per gli interventi più consistenti, invece, le linee vita non sono sufficienti ma ci vogliono comunque tutta una serie di altre misure protettive come i parapetti creati con i ponteggi».

Insomma, l’associazione di categoria artigiana ritiene che sulla sicurezza non debbano essere fatti passi indietro. «Finalmente, dopo anni di lavoro con le imprese – continua Terrazzanistiamo arrivando a ottenere dei risultati: la cultura della sicurezza e della prevenzione stanno diventando un patrimonio della aziende, contribuendo ad elevare la qualità del lavoro e rendendo più competitive le imprese stesse. Non bisogna cedere alla tentazione di fare passi indietro».

Piuttosto, bisogna farne di ulteriori in avanti. Perché le linee vita, così come sono progettate e installate, non svolgono a pieno la funzione di protezione che devono svolgere.

«Le linee vita sui tetti degli edifici sono importantissime ma come sono fatte adesso non garantiscono effettivamente la sicurezza di tutti i professionisti che lavorano sui tetti – è la testimonianza di Giancarlo Dal Bello, antennista di Asolo -. Penso alle necessità del mio lavoro. Non viene mai previsto ad esempio un gancio a cui fissare la scala per salire sul tetto e le linee vita sono in genere lontane dalle antenne».

La materia è dunque complessa e certamente c’è ancora da lavorare per migliorare ulteriormente la sicurezza dei lavoratori che operano in quota.

Certo però non la si migliora eliminando le misure protettive previste ora per legge. 


 

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