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Manovra, tanti sacrifici e poco coraggio
di Alessandro Conte*
La manovra finanziaria predisposta dal Governo non è sufficientemente coraggiosa: non sembra infatti riuscire a coniugare l’obiettivo della stabilità dei conti pubblici con quello, strategico, del rilancio della competitività del Paese che necessita di misure di breve termine di incentivo dei consumi e degli investimenti e poi di medio termine come le riforme strutturali.
Alcuni provvedimenti rischiano addirittura di ridurre ulteriormente il potere di acquisto dei consumatori italiani deprimendo i consumi delle famiglie, che hanno tenuto meglio rispetto ad altri Paesi europei, ma senza la robusta ripresa dei quali non può esserci crescita economica duratura. Infatti, se la domanda interna langue, soffre la maggior parte dell’impresa italiana, quella che non può contare sul traino dell’export.
Preoccupano in particolare le misure che riguardano gli enti locali e le Regioni con ulteriori tagli per quasi 10 miliardi di euro, la reintroduzione dei ticket sulle prestazioni medico-sanitarie, il blocco alla rivalutazione delle pensioni, l’aumento progressivo dell’imposta di bollo sul deposito titoli. Si tratta di provvedimenti che gravano anche sull’impresa oltre che sul ceto medio-basso, già pesantemente afflitto dagli effetti della difficile congiuntura economica.
A compensare i sacrifici richiesti, non troviamo traccia di incentivi agli investimenti e ai consumi che negli altri Paesi, penso alla Germania ma anche alla Francia e agli Usa, hanno dato un impulso considerevole alla ripresa. Con politiche simili anche il PIL italiano sarebbe certamente cresciuto di più.
Il Governo poteva e doveva fare di più sul fronte dei tagli dei costi della politica e della spesa improduttiva liberando risorse da destinare alla riduzione della pressione fiscale. Su questo fronte si può fare ancora molto, concentrando i risparmi di spesa là dove c’è vero spreco, vera inefficienza, clientelarismo. Ma anche sui livelli di governo inutili: va senz’altro ridotto il numero dei Comuni e vanno riconsiderate le province nell’ambito però di una riforma istituzionale razionale e complessiva. Poi c’è da intervenire con coraggio sulla selva degli enti inutili che costano centinaia di milioni di euro l’anno per produrre poco o niente se non privilegi di casta.
Alla riduzione delle tasse sulle imprese va quindi destinato interamente il gettito derivante dalla lotta all’evasione fiscale: ma nemmeno di ciò troviamo traccia nella manovra.
Altra strada obbligatoria e da intraprendere con coraggio è quella delle liberalizzazioni nelle professioni e nei pubblici servizi. Le sole liberalizzazioni previste riguardano l’apertura domenicale dei negozi nelle città d’arte e la catena di distribuzione dei carburanti: davvero poco!
Accogliamo con favore l’annuncio del ripristino del principio di esecutività delle sentenze di secondo grado (lodo Mondadori) così da non alimentare la sfiducia della popolazione verso un sistema della giustizia civile già caratterizzato da pesanti inefficienze oltre che in una politica che troppo spesso fa prevalere gli interessi privati a quelli generali.
*Presidente provinciale CNA