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Suicidio lavoro, Rosolen: Treviso diventi un laboratorio per un nuovo welfare
«A 32 anni non si deve morire per il lavoro che viene a mancare. Quello di Roberto e della sua famiglia è un dramma che ci tocca tutti da vicino e che ci fa sentire, come membri del corpo sociale, inadeguati e corresponsabili». Lo afferma Giuliano Rosolen, segretario provinciale della CNA, profondamente toccato dalla tragedia di Col San Martino, che si inserisce in una catena tragica di morti che nei mesi scorsi ha coinvolto anche artigiani.
«Per noi veneti il lavoro è tutto, fonte di identità e di status, non solo di reddito – riflette il direttore degli Artigiani -. Proprio per questo, all’instabilità attuale del mercato del lavoro deve fare da contrappeso un sistema di tutele e ammortizzatori che copra tutte le tipologie di lavoratori, non solo quelli dipendenti, ma anche chi lavora in proprio o con contratti parasubordinati e temporanei. Oggi ancora non è così, ma bisogna arrivare al più presto a un welfare flessibile e intelligente che tuteli chi ha bisogno, quando ha bisogno e per tutto il tempo necessario».
Ma la disoccupazione non è di per sé fonte di disperazione, se non quando accompagnata dalla percezione della mancanza di prospettive od opportunità. Non è un caso se questa morte inaccettabile è di un lavoratore del settore edile, uno dei più colpiti dalla crisi economica.
«Dove batte la crisi non lo decidiamo noi, la società ha però il dovere di farsi gli anticorpi contro l’instabilità, di cercare vaccini efficaci contro questo nuovo “male” – continua Rosolen -. Non tutti, infatti, hanno la capacità di reinventarsi professionalmente e di concepire la possibilità di cambiare settore lavorativo, perché questa non è una dote innata dell’individuo ma il frutto di educazione, scolarizzazione e formazione. I nostri sistemi scolastico e lavorativo sono invece ancora troppo rigidi e non integrati. Lavoro e formazione, invece, devono camminare insieme perché solo così la persona e le sue competenza possono evolvere insieme ai bisogni del mercato e del mondo del lavoro».
La CNA propone alle istituzioni locali, a cominciare dalla Provincia di Treviso, di costituire, assieme alle associazioni di categoria e alle organizzazioni sindacali, un tavolo per mettere a punto un modello di politiche attive del lavoro e ammortizzatori sociali, improntato alla flexicurity, che, se funzionante, possa poi essere esteso al resto del Paese.
«Abbiamo un Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali che è trevigiano – conclude Rosolen -. Mai come ora Treviso ha l’opportunità di diventare un laboratorio avanzato su questi temi».