Treviso, aumentate del 60% in tre anni le tasse su laboratori artigiani e negozi

Oggi, martedì 16 dicembre, scade il termine per il versamento del saldo IMU e della TASI. Si tratta dei tributi che, con l’aggiunta della TARI (tassa sullo smaltimento dei rifiuti solidi urbani), completano il terzetto delle imposte comunali che pesano sugli immobili abitativi e sugli immobili delle imprese e che prende il nome di IUC.

Mentre i cittadini e gli imprenditori non hanno capito bene che cosa stanno pagando, ma solo quanto pagano, il Governo preannuncia un nuovo cambiamento della tassazione comunale, la cosiddetta “local tax”. L’unica cosa chiara di questa ennesima riforma è l’intento di unire IMU e TASI in un unico tributo. Per il resto c’è da augurarsi che ciò non comporti ancora una volta un aumento della tassazione sugli immobili di famiglie e imprese. Tra le altre cose, si teme che nell’unificazione dei due tributi nella nuova “local tax”, si perda anche l’attuale deducibilità totale della TASI pagata dalle imprese sugli immobili strumentali.

«Le imprese attendono, al contrario, una riduzione delle tassazione, almeno tramite l’eliminazione dell’ingiustizia della deducibilità parziale dell’IMU dal reddito d’impresa, ora limitata al 20% del tributo comunale dovuto. Si deve arrivare, al più presto, alla deducibilità del 100% dell’IMU dal reddito d’impresa e dall’IRAP» commenta Giuliano Rosolen, direttore della CNA provinciale di Treviso.

La deducibilità completa dell’IMU dal reddito d’impresa e dalla base imponibile IRAP, oltre ad eliminare una norma incostituzionale, potrebbe andare nella direzione di ridurre in modo automatico l’incidenza della tassazione erariale all’aumentare di quella comunale, riequilibrando il “Total Tax Rate” complessivo.

I beni strumentali all’attività produttiva hanno lo scopo ben preciso di produrre il reddito d’impresa. Il reddito che viene tassato ai fini IRPEF o IRES (nel caso della società di capitali). L’IMU, pertanto, costituisce sicuramente un costo inerente alla produzione del reddito. La mancata deducibilità del tributo comunale (ora parziale) determina, conseguentemente, la tassazione di un reddito d’impresa (quello relativo all’IMU indeducibile), mai realizzato. Da qui la sospetta incostituzionalità del tributo per la lezione del principio di capacità contributiva sancito dall’articolo 53 della Costituzione.

«Oltre a questo aspetto – aggiunge Rosolenc’è anche da considerare che la completa deducibilità del tributo comunale dal reddito d’impresa determinerebbe, in modo automatico, una parziale attuazione del principio del federalismo fiscale più volte sbandierato, “dal centro alla periferia”, dal momento che, per ogni 100 euro di IMU pagata circa il 40% tornerebbe indietro come minore tassazione nazionale o regionale».

Secondo le stime dell’Osservatorio permanente CNA sulla tassazione delle piccole imprese in Italia, l’aumento della tassazione sugli immobili strumentali della imprese tra il 2011 e il 2014 è stato di circa 4,9 miliardi di euro, pari ad un incremento del 104,8% in soli tre anni. Si è passati cioè da una tassazione complessiva dovuta all’ICI di circa 4,7 miliardi a una tassazione complessiva stimata per il 2014, fatta di IMU + TASI, di circa 9,6 miliardi.

Il capoluogo di provincia Treviso si trova a metà classifica per quanto riguarda il peso delle tasse sui laboratori artigiani, a metà tra i 7041 euro di Reggio Calabria e i 409 euro di Cuneo. A Treviso l’incremento 2011-2014 è stato del 60%, passando da una media di 1544 euro di ICI nel 2011 ai 2470 di IMU + TASI nel 2014, con un aumento assoluto di 926 euro.

Incremento pesante della tassazione anche sui negozi trevigiani, con un aumento dal 2011 al 2014 del 63%. Anche se, per questa categoria di immobili strumentali, Treviso si trova nella parte bassa della classifica dei capoluoghi italiani con un esborso medio di 910 euro nel 2014 (contro i 559 del 2011), tra la prima in classifica Firenze con 5.607 euro e l’ultima Vicenza con 337 euro.

Queste differenze così accetuate tra capoluoghi di provincia dipendono dal valore catastale degli immobili che, in certe realtà italiane, è totalmente scollegato dai valori di mercato.


 

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