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Matteo, falegnameria di alta perfezione (da tre generazioni) Artigiani Next Generation ne racconta la storia
Asciutto come la materia prima che lavora, Matteo Da Ros, assieme al cugino Lorenzo, entrambi quarantenni, è la terza generazione della Falegnameria Da Ros, un luogo “olivettiano” tra le colline di Carpesica di Vittorio Veneto.
Ne raccontiamo la storia con il progetto Artigiani Next Generation, ideato da CNA e sostenuto dall’Ebav.
Un’azienda, sedici mani
Nel capannone aziendale, immerso nel verde di un borgo fuori dal tempo, ci lavorano in quattro: infatti i “vecchi”( come li chiamano affettuosamente i “giovani”) non hanno ancora mollato. E per fortuna. I “vecchi” sono Michele, 63 anni, e Domenico, 66, rispettivamente genitori di Matteo e Lorenzo, che hanno ereditato l’attività dal padre: nonno Ernesto. Il quale l’aveva fondata nel 1935.
Un tempo la falegnameria produceva ogni tipologia di manufatto di legno, oggi si è specializzata in scale e pavimenti in legno su misura e ha una clientela per metà privata e per metà aziendale.
Dieci anni fa ci fu il punto di svolta, che poteva essere di rottura ma che per fortuna non lo è stato.
«Lavoravamo quasi esclusivamente per un unico cliente e il lavoro è venuto a mancare – ricorda Matteo -. Ci siamo trovati in difficoltà, quasi nessuno conosceva più il nostro nome e abbiamo dovuto metterci a cercare clienti».
Nel giro di poco l’attività si è ripresa, più e meglio di prima. Anche perché la concorrenza in questo settore non è molta.
«Il settore del legno di per sé tira abbastanza, nel nostro campo l’età media del falegname si è di molto alzata e trovare un falegname under 50 è molto difficile» afferma Matteo, che prima di entrare nell’impresa di famiglia aveva fatto esperienza in importanti ditte del territorio come il parchettificio Garbellotto.
Due generazioni a confronto
Le due generazioni che lavorando in Falegnameria Da Ros, seguita da CNA Vittorio Veneto, hanno competenze non ancora del tutto sovrapponibili. Per ammissione dei “giovani”, i “vecchi” hanno ancora una marcia in più quando c’è da progettare il manufatto.
«Noi abbiamo cominciato a lavorare in falegnameria, sotto la guida di nostro padre, a dieci anni – racconta zio Domenico – quindi abbiamo una confidenza con la lavorazione del legno che chi inizia a vent’anni, dopo la scuola superiore, non potrà mai acquisire del tutto».
Questa è una verità sacrosanta, che deve spingere il legislatore a valorizzare ed estendere i progetti di alternanza scuola/lavoro per non inibire nei ragazzi le abilità manuali e soprattutto quell’istinto che si forma sul campo e che fa ottimo l’artigiano.
La nuova generazione, però, possiede delle abilità che la vecchia non ha e, con tutto rispetto, non riuscirebbe nemmeno a farsi. Competenze però essenziali nel mondo digitale e globalizzato.
Matteo e Lorenzo, infatti, stanno sviluppando l’azienda «tramite social, pubblicità, e-commerce», strumenti che potranno portare l’eccellenza delle loro produzioni nel mondo.
Il bello di essere falegname
«Del mio lavoro mi piace mettere le mani sulle cose concretamente – dice Matteo – e avere la libertà di scegliere e progettare quello che faccio. Quello che mi motiva è la perfezione, io sono un perfezionista: mi piace molto guardare al dettaglio nel mio lavoro».
Se Matteo dovesse ispirare un giovane a intraprendere questo mestiere ecco cosa gli direbbe:
«Fare il falegname è bello perché si lavora con una materia naturale, orientata verso l’ambiente».
Le foto sono di Alfonso Lorenzetto.