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PNRR, serve un cambio di strategia nell’utilizzo dei fondi
L’artigianato e le piccole imprese trevigiane si caratterizzano per la loro capacità di adattarsi rapidamente alle nuove situazioni di mercato e per l’attitudine all’innovazione.
“Ieri” hanno colto l’opportunità della globalizzazione e oggi stanno correndo per cogliere quelle della digitalizzazione, della sostenibilità ambientale e dell’innovazione tecnologica. L’obiettivo è rendere più efficienti i processi produttivi e offrire ai propri clienti prodotti e servizi sempre più personalizzati. In una parola: per migliorare la propria competitività.
Queste caratteristiche sono sufficienti a garantire loro un ruolo centrale nell’economia trevigiana anche in futuro? Dipenderà da quanto l’ambiente in cui operano le sosterrà in questo sforzo: le aziende per essere competitive necessitano di un territorio competitivo, di una pubblica amministrazione efficace ed efficiente e di politiche che rimuovano gli ostacoli che via via si frappongono.
Il PNRR può ancora essere lo strumento per far fare un salto di qualità, in termini di efficacia ed efficienza, al sistema-Paese e al nostro territorio, ma al momento non lo stiamo utilizzando al meglio: stiamo al contrario rischiando, da un lato, di perdere un’occasione storica di riforma e rilancio dell’economia e della società e, dall’altro, di indebitare in maniera pesante le future generazioni. Le modifiche al piano italiano effettuate dal Governo su richiesta dell’Unione Europea non bastano a nostro avviso a renderlo quello strumento di innovazione necessario.
Come recuperare? Prendendo spunto dall’approccio, più funzionale e lungimirante, messo in campo da altri Paesi europei.
Francia e Germania, ad esempio, sono partite dalle filiere produttive, coinvolgendole e immaginando insieme a loro gli effetti della rivoluzione tecnologica e di sostenibilità, con l’obiettivo di innescare un meccanismo che favorisse soprattutto gli investimenti privati più innovativi.
In Italia si è scelto invece un approccio centralistico, trascurando le riforme, e investendo buona parte delle risorse su bandi destinati ai singoli Comuni, con lavori pubblici difficili da realizzare nei tempi previsti e non sempre di estrema utilità.
Le risorse del PNRR dovrebbero invece avere l’obiettivo di riformare in profondità il nostro Paese e il nostro territorio e di favorire la crescita sostenibile di tutto il sistema economico.
Tra le riforme più urgenti c’è senz’altro quella della Pubblica Amministrazione, il cui agire deve essere completamente ripensato ispirandosi a tre linee-guida:
- digitalizzazione estesa del rapporto tra PA e cittadini/imprese, soprattutto attraverso l’interoperabilità delle banche dati pubbliche;
- standardizzazione dei procedimenti e della modulistica;
- riorganizzazione delle competenze e riduzione del numero di Enti locali (in Veneto, ad esempio, ci sono 563 comuni, ma solo una cinquantina superano i 15.000 abitanti).
Deve, in altri termini, finalmente crearsi la condizione affinché il principio del “once only” (secondo il quale la PA non deve chiedere ai cittadini e alle imprese dati già in suo possesso) possa essere finalmente applicato.
Altri comparti in cui spendere i soldi del PNRR per portare un beneficio concreto al nostro territorio sono:
- Il sistema della formazione e dell’orientamento delle giovani generazioni anche per ridurre il crescente disallineamento tra le loro competenze e le esigenze del mercato del lavoro.
- Il sistema di welfare, che attualmente non favorisce la partecipazione al mercato del lavoro di giovani e donne, garantendo servizi alle famiglie anziché bonus basati sul reddito (che non tengono conto della reale ricchezza delle famiglie e del potere di acquisto nelle diverse aree geografiche).
- La collaborazione tra le piccole imprese, anche ripristinando la detassazione degli utili aziendali reinvestiti nelle reti d’impresa e, più in generale, favorendo gli investimenti privati delle imprese nel digitale e nella transizione verde, nella consapevolezza che risulta sempre più necessaria una nuova politica economica europea per il nostro continente, mettendo insieme le risorse degli stati nazionali per rispondere alle politiche di Cina e Stati Uniti.
La provincia di Treviso, caratterizzata da sempre da un ottimo rapporto e da un dialogo proficuo tra le categorie economiche e la pubblica amministrazione, potrebbe fungere da sperimentatore di nuove prassi nel rapporto PA-cittadini/imprese in ottica sovracomunale e di nuovi strumenti di welfare di prossimità, basati sulle reali necessità del territorio.
Serve inoltre un cambio di approccio sul tema dell’immigrazione, risorsa strategica e da integrare attraverso percorsi di formazione e di partecipazione sociale. Lo si potrà fare ad esempio adattando il progetto GOL regionale alla realtà provinciale, prevedendo la profilazione delle competenze, la formazione trasversale dei lavoratori migranti finalizzata al loro inserimento lavorativo, in collaborazione con le categorie economiche.
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